Il vaccino genoano deve essere già pronto domani sera alle 18 contro l’Inter. Il vaccino rossoblu attualmente è solo cuore e grinta. Il Vecchio Balordo, anche se i giocatori sono quasi tutti usciti dalla quarantena, è sempre in emergenza considerato che, come ha detto il direttore Faggiano, la squadra si ritrova a “corto di fiato dopo 15 giorni rimasti in casa”.
Una salita via l’altra per Maran, probabilmente gli ultimi usciti dalla pandemia non verranno convocati come lunedì scorso. L’Inter è altra punta da scalare con la speranza che i penultimi negativi della scorsa settima (Zajc e Pjaca in particolare) siano in grado di dare un contributo.
Non c’è pubblico, soprattutto non c’è la Nord che potrà fare la differenza, ma tutti vorrebbero gridare “Che l’Inse”, il grido di Balilla sentito dai giocatori a Verona lunedì sera.
I Balilla in campo non devono lanciare sassi ma cercare di annullare la differenza tecnica su ogni pallone, in ogni centimetro di campo e, anche se la condizione fisica non sarà al massimo per tutti, con un efficace marcamento dell’avversario, mostrando voglia di controllare il gioco, gli spazi, cercando il vantaggio territoriale e giocando senza pallone, operazione che fa strisciare il Biscione.
Maran dovrà essere bravo a preparare la gara sui difetti interisti visti anche in Champions contro i tedeschi del Borussia Möenchengladbach, lasciando spazi sulle corsie laterali e palesando difficoltà a coprire le linee centrali quando sbaglia il passaggio delle ripartenze.
Se sta bene la qualità davanti, Maran potrebbe cambiare strategia con un play davanti alla difesa e qualcuno di buon palleggio più avanti. Guai al Grifo chiudersi in una difesa a 5 contro Lukaku e compagnia: un gol lo faranno sicuramente.
L’Inter contro le squadre che non si sono solo difese nelle quattro giornate giocate, eccetto quella con la Lazio schierata a specchio, ha fatto fatica e gli avversari hanno espropriato 60/70 metri di campo in poco tempo con passaggi veloci.
Tutti i tenori rossoblu a quarti dovranno suonare e cantare bene il resto del gruppo dovrà metterci quantità, calcolando che la stanchezza da Virus di Perin e compagnia potrebbe essere pareggiata da quella giocata dai nerazzurri mercoledì sera in Champions. La formazione meglio lasciarla agli apparecchi che cercano di misurare il fiato.
L’Inter nelle prime quattro giornate di campionato è sempre grifo o croce come l’inizio della scorsa. Nelle prime due gare batte a suon di gol il Benevento a domicilio e la prima al Meazza la Fiorentina realizzando nove gol ma incassando anche 5.
I gol sono la panacea del calcio, ma per una squadra che viene data tra le pretendenti allo Scudetto sono troppi i gol incassati.
In ritardo, dopo il pareggio in casa con la Lazio per 1-1 e la sconfitta nel derby domenica scorsa per 2-1, sono i iniziati i processi alla squadra di Conte. I tabellini informano che in Benevento-Inter Handanovic abbia fatto due parate importanti e le Streghe hanno tirato 11 volte totalmente, 7 in porta e con due reti realizzate. Lo stesso tabellino si ritrova in Inter-Fiorentina, vittoria 4 a 3 dei nerazzurri con altri 8 tiri in porta dei Viola e tre gol. Lazio-Inter meno gol, con l’Inter che non saputo tenere il vantaggio pur padrona del campo per molti minuti. Dopo il pareggio laziale, altro sbando difensivo dell’Inter e Inzaghi Jr privo di Immobile espulso ha rischiato di vincere. La storia dell’ultimo derby la conosciamo: difesa dell’Inter scoperta e due reti di Ibra, una su rigore, l’altra sempre alle spalle dei difensori.
I numeri precedenti per far capire che l’Inter ha sofferto in queste prime quattro giornate di campionato le squadre che hanno avuto una impostazione offensiva.
Conte non ha ancora scoperto cosa non funziona, in difesa e si appella alle assenze di Skriniar e Bastoni, rimpiangendo Godin lasciato al Cagliari o tutta la fase difensiva con la copertura non riuscita. L’Inter da migliore difesa dello scorso campionato (34 reti subite) è passata a 8 nelle prime quattro giornate e non lascia tranquilli la dirigenza.
Alla squadra di Conte manca l’equilibrio e si è anche illusa di giocare con una squadra d’attacco con quattro attaccanti (Hakimi, Perisic, Lukaku e Lautaro), qualcuno vuole anche Eriksen e pretende che anche i primi due nominati facciano il ruolo di esterni che non hanno nel loro DNA calcistico. Se Conte dietro a Perisic schiera Kolarov, che ha poco da fare con la difesa a tre, ecco i gol in fotocopia serviti dall’inizio del campionato.
Eriksen, poi, è un altro dilemma del tecnico nerazzurro e come il danese del Genoa ha rischiato di rimanere fuori dalla lista dei 25. In ogni partita ha confermato il 3-5-2. Tre difensori, un centrocampista centrale per costruire, gli esterni (quinti), due mezzali e due attaccanti che oltre attaccare la profondità con la fisicità di Lukaku e gli spazi con Lautaro prediligono l’uno contro uno.
Nelle gare in cui è stato schermato Brozovic davanti alla difesa, Conte ha aggiunto una mezzala all’interno della costruzione del gioco. Quando l’Inter si difende, la prima cosa che chiede Conte è quella di tornare sotto la linea del pallone e di ricomporre le due linee di difesa e centrocampo trasformando in numeri la squadra in un 5-3-2.
L’operazione in fase di non possesso, per questione di equilibrio, non sempre riesce per la perdita del pallone da parte dei centrocampisti e sugli esterni, specialmente quello sinistro, non riescono a contrastare il portatore di pallone avversario con i difensori troppo arretrati a protezione della porta e dell’area di rigore. La conquista degli spazi degli avversari non ottimizzando il pressing sono stati la causa dei tanti gol incassati dall’Inter.
L’Inter non è un “branca pallone”, sbaglia troppo e le due reti incassate di media nelle cinque gare giocate tra campionato e Champions devono far riflettere Conte con il materiale a disposizione. Dovrà trovare alla svelta qualcosa per non continuare a fare figure barbine sul piano tattico e strategico più che tecnico.
La formazione contro il Genoa, ad occhio, ha solo una piccola certezza: la corsia di sinistra non sarà più di Kolarov terzino, spostato in avanti, e Perisic esterno a tutto campo. Anche Eriksen rischia di vedere la partita in tribuna o panchina vicino al connazionale Schone.
Arbitra Massa di Imperia. Su 48 arbitri a disposizione era inaspettata la designazione di un ligure dopo aver arbitrato Chelsea-Siviglia martedì scorso. Gara diretta bene e senza recriminazioni. Massa sempre sotto giudizio dei vertici arbitrali e messo alla prova. Potrebbe dare fastidio la sua posizione nella classifica arbitrale che lo vede nelle prime tre posizioni.
Primo assistente Alassio di Imperia (anche lui allo Stanford Bridge martedì sera), secondo assistente Bottegoni di Terni, quarto uomo Manganiello di Pinerolo. Var Di Bello di Brindisi, Avar Liberti di Pisa.