Campione d’Italia per la sua ottava volta, la penultima della sua storia, il Genoa pianifica la tournée in Sud America. Arrivano sul “Principessa Mafalda” come eroi, come portatori di un calcio e di una cultura sportiva nuova. E di genovese vi è già molto in Argentina, ma come raccontato in ricordi e memorie, di quel Genoa sarebbe rimasto moltissimo nei bar e nelle caffetterie locali, soprattutto a Buenos Aires. Mentre a Genova si installava per la prima volta, nel 1923, l’acqua calda negli spogliatoi; mentre il consiglio dirigenziale del Genoa decideva di non installare un telefono nella sede di Villetta Serra perché “troppo costoso“, il Vecchio Balordo lasciava un segno indelebile nel calcio d’avanguardia d’Oltreoceano.
“Anni dopo, esattamente nel 1964, andammo a Buenos Aires […] e ci invitarono, in idioma genovese-castigliano, a seguirli in una “caffetteria” nelle vicinanze. Andammo e molta fu la nostra sorpresa e il nostro compiacimento nel vedere troneggiante nella parte principale di tale locale il tradizionale “quadro-simbolo” del Genoa, quello ben noto con tutti i giocatori raggruppati in “testine”: i nostri amici argentini vollero precisare che perdurava da decenni“.
Il maltempo avrebbe rinviato per due volte l’attesa disputa di Genoa-Argentina, ma al “Barracas” decine di migliaia di tifosi accorsero per vedere la partita. “Il pubblico scende dalle tribune e dalle gradinate e circonda i campioni italiani, ai quali fa una grandiosa dimostrazione d’affetto“. Il Genoa ha vinto la Coppa del Nuovo Banco Italiano.
“De Prà e De Vecchi sono portati in trionfo acclamatissimo. Le impressioni generali sono entusiastiche per i calciatori genovesi“. Ancora nel 1964 si volle sapere che futuro avessero avuto i vari rossoblu, “ciò per stabilire quale prestigio ancora godesse il Genoa dopo tanti anni“.