Questa mattina le moviole hanno dato giudizi discordanti sull’operato di Calvarese in Genoa-Lazio. Il Corriere dello Sport dà cinque all’arbitro e giudica rigore sia quello su Milinkovic-Savic, sia quello su Lazzari. Medesimo voto lo attribuisce Tuttosport, giudicando a sua volta rigore il contatto Czyborra-Lazzari. Sufficiente, invece, per Secolo XIX e Gazzetta dello Sport.
Andando a prendere gli episodi in ordine cronologico, si parte propri dal minuto 5′ col contatto in area di rigore fra Czyborra e Lazzari. Oltre al suggerimento di Immobile fuori misura e troppo arretrato rispetto a dove si trovava Lazzari al momento del contrasto, Czyborra dalle immagini guarda il pallone e non ha alcuna intenzione di fare fallo sull’avversario, cercando il pallone a conclusione della sua diagonale difensiva. Lazzari è nella stessa condizione di Czyborra e guardando il pallone viene toccato sulla gamba destra dal numero 99 rossoblu. I due giocatori, che si trovano perfettamente nella visuale di Calvarese appostato a circa 5/6 metri, si accartocciano l’uno con l’altro, ma l’arbitro lascia proseguire. Il quarto uomo, nel frattempo, è perentorio con mister Inzaghi (“non c’è niente” è stato il suo labiale).
Il fischietto abruzzese trova troppo lieve il contatto per meritare la massima punizione e della stessa idea è il VAR Mazzoleni. I dubbi rimangono, e specialmente le proteste in casa Lazio: il VAR ha preservato la verità di campo, questo è certo, giudicando che il pallone (al momento del contatto) era già stato “mancato” da Lazzari nel tentativo di battere a rete col sinistro. Era, in altre parole, uscito dalla sua disponibilità.
Una valutazione differente si avrà sei minuti più tardi. Ne sa qualcosa Zapata al minuto 11′ quando ci vorranno 3/4 minuti per capire se il suo contatto aereo con Milinkovic-Savic possa valere o meno il calcio di rigore. Inizialmente Calvarese, che non ha la visuale del tutto libera per valutare la dinamica (davanti ha Czyborra), assegna punizione e traccia la lunetta con lo spray quasi un metro fuori dall’area, come testimonia il segno nella foto qui a fianco. È una involontaria confessione del non aver visto dove fosse posizionato realmente Milinkovic-Savic al momento dell’episodio e giudicando fosse punizione.
Mazzoleni al VAR ravvisa invece che vi sia un chiaro ed evidente errore, altrimenti non avrebbe dovuto richiamare il collega ad una on field review. E qui c’è il primo quesito da porsi: la discriminante sono stati gli scarpini di Milinkovic-Savic al momento del contatto? Erano oppure no sulla riga? La risposta è sì in entrambi i casi, e le immagini sono chiare. Fosse stato fuori area, il fallo su Milinkovic-Savic non sarebbe stato rivedibile al VAR, che ha giurisdizione solo su rigori, offside, cartellini gialli da tramutare in rossi o scambi di persona.
La seconda domanda che ci si dovrebbe porre è sulla specificità del gesto di Zapata, che indubbiamente si aiuta per saltare più in alto dell’avversario e ingenuamente appoggia il gomito sulle spalle, ma senza allargare il braccio o il gomito. A ripensarci, se quel gomito si fosse appoggiato sulla schiena o su una spalla dell’avversario probabilmente al difensore rossoblu sarebbe stato fischiato fallo a favore. O, chissà, magari neppure sarebbe stato fischiato alcunché. Appoggiando invece il gomito sulla testa di Milinkovic-Savic ed essendo il giocatore biancoceleste in area di rigore (la linea, per Regolamento, ne è parte integrante), il gesto di Zapata e la dinamica – nonché le successive lamentele del centrocampista serbo – insospettiranno più che altro Mazzoleni. Altro ci sarebbe da dire sulla pericolosità del gesto e la veemenza con cui è stato eseguito e sulla differente visione che di questi duelli aerei si ha in altri tornei e campionati. Sicuramente Zapata guarda il pallone che spiove e non allarga il volume del corpo, aiutandosi solo per avere maggiore elevazione. Tanto è bastato a concedere un rigore che, estremamente al limite, potrà servire da discriminante quando avverano episodi analoghi. Anche in questo caso restano diversi dubbi.
Arriviamo quindi al 57′: bravo Calvarese a concedere il vantaggio a favore del Genoa, che proprio sulla ripartenza segnerà la rete dell’uno a uno. A inizio azione, nell’area di rigore opposta, Criscito aveva subito un colpo da Milinkovic-Savic rimanendo a terra.
Il fischietto di Teramo sarà altrettanto bravo nella sua valutazione quando al minuto 63′ andrà a rivedere una schiacciata di testa di Luiz Felipe spedita sul braccio destro di Zappacosta, completamente di spalle rispetto all’avversario (e anche leggermente spinto dal numero 3 biancoceleste). Calvarese non assegna rigore (e questa volta la sua visuale è sgombra, a circa dieci metri dall’episodio), ma nel rispetto di una più scrupolosa osservazione sul campo segue ugualmente l’indicazione di Mazzoleni. Fosse stato assegnato rigore (non c’era in virtù della dinamica del tocco di braccio e della totale involontarietà del gesto da parte di Zappacosta), sarebbe stato un precedente scomodo e in netta controtendenza rispetto alle nuove linee guida IFAB.