Il gol di Federico Bernardeschi ha regalato all’Italia l’accesso alle semifinali dell’Europeo Under 21. Un obiettivo che sembrava quasi impossibile da raggiungere e che invece è stato centrato grazie alla forza di volontà degli Azzurri e, in parte, anche grazie al contributo della Danimarca contro la Repubblica Ceca. Ora le quattro squadre rimaste (Italia, Germania, Spagna, Inghilterra) si giocheranno l’accesso alla finale. E lo faranno sapendo di non aver deluso i pronostici, anche quelli che indirettamente aveva previsto la UEFA.
Le quattro nazionali sono infatti le prime quattro anche nel Ranking UEFA, oltre che quelle con le migliori rose a disposizione. Perché indirettamente – è chiaro – il valore delle rappresentative nazionali è riflesso diretto di quello delle squadre di club. E se il dominio spagnolo sembra non essere in discussione, essendo 4 su 10 le formazioni iberiche nella top ten dei coefficienti UEFA, i tedeschi mantengono un loro equilibrio presentandone due (Bayern e Borussia Dortmund, ndr), con Inghilterra e Italia presenti invece con una sola formazione, rispettivamente con Chelsea e Juventus. Si tratta comunque dell’80% delle prime dieci postazioni della graduatoria.
Martedì prossimo si sfideranno dunque alcune delle migliori rappresentative nazionali, che schierano quasi interamente calciatori titolari nelle rispettive squadre di club. In questo senso, l’Italia di Di Biagio è il perfetto quadro di un lavoro sui giovani che, in Serie A, sta poco a poco dando i suoi frutti. Molto c’è ancora da fare: sicuramente i miglioramenti si vedono. Non tanto nei singoli, quanto nei loro curricula, che parlano attualmente di un undici titolare lievitato nelle quotazioni di mercato e con diverse centinaia di presenze nel massimo campionato italiano (soltanto 2 giocatori su 23 hanno disputato l’ultimo campionato di Serie B, ndr).
La Nazionale Under 21, all’ultimo Europeo disputato in Israele, arrivò in finale e perse 4-2 proprio contro le Furie Rosse. La formazione iniziale era la seguente (tra parentesi le squadre in cui militavano al momento della convocazione, ndr): Bardi (Novara, Serie B); Donati (Grosseto, Serie B), Bianchetti (Verona, Serie B), Caldirola (Cesena e Brescia, Serie B) Regini (Empoli, Serie B); Florenzi (Roma, Serie A), Fausto Rossi (Brescia, Serie B), Verratti (PSG, Ligue 1), Insigne (Napoli, Serie A); Immobile (Genoa, Serie A), Borini (Liverpool, Premier League). Undici giocatori su 23 provenivano dalla cadetteria.
Senza fare nessun paragone, perché oltre che ingeneroso sarebbe anche ingiusto, basterà raccontare che durante la stagione che portò alla competizione europea, i calciatori schierati da Davis Mangia a Gerusalemme giocavano per più della metà in cadetteria. Giocatori di primo piano in quello schieramento erano senz’altro i gioielli di Zeman che avevano portato, 12 mesi prima, il Pescara in Serie A, e i talenti emergenti come Insigne e Florenzi. La Spagna, come spiegato sotto aiutandoci con Wikipedia, giocava per intero come organico nei massimi campionati di Spagna, Portogallo (Rodrigo, ndr), Germania (Carvajal, ndr) e Inghilterra (Robles e De Gea, ndr).