Si teme la pioggia, si aspetta la pioggia e la pioggia arriva”. A volte le ripetizioni giovano, e questa frase, che potrete leggere su “La Repubblica” di questa mattina nel commento alla partita curato da Gianni Mura, riflette molto bene la situazione in cui si è trovata ieri sera al “Bernabeu” la nazionale Azzurra.

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Publié par Buon Calcio a Tutti sur jeudi 31 août 2017

 

Visto Spinazzola nel tunnel degli spogliatoi, c’è stata un’intera pizzeria del Levante ligure a rumoreggiare: è lui o è Bonucci? Poi l’inno a sfatare il dubbio: Ventura lo aveva lanciato nella mischia (una mischia dalla quale poi sarebbe uscito acciaccato, ndr). E allora ne conseguiva un’altra di questione: che modulo avrebbe scelto il tecnico della Nazionale, fresco di rinnovo di contratto, per adattare Spinazzola al suo credo. Ecco allora che il 4-2-4 si è palesato sul campo a togliere tutti i dubbi: un’Italia a trazione offensiva con 4 giocatori dalla propensione offensiva e due palleggiatori, De Rossi e Verratti, davanti a una difesa orfana di Chiellini. La Spagna di Lopetegui, dal canto suo, ha continuato a proporre un flessibile ed elastico 4-3-3 con il falso nueve Isco che avrebbe fatto sfracelli in lungo e in largo senza soluzioni di continuità.

Pensare che all’andata, nell’ottobre 2016, Ventura non fu così pronto a cambiare le carte in tavola contro un’avversaria di spessore e caratura notevoli: allo Juventus Stadium si giocò col 4-3-3, con Romagnoli terzo di difesa a sinistra (questa volta non convocato perché in fase di recupero da un problema al menisco del ginocchio sinistro. Potrebbe però essere chiamato al posto di Bonucci, squalificato contro Israele, ndr), la coppia Bonucci-Barzagli e un centrocampo che sugli esterni proponeva Florenzi, a destra, e De Sciglio, a sinistra, con il trio Montolivo-De Rossi-Parolo a fare da filtro e arginare il giro palla di Koke, Busquets e Iniesta, gli stessi tre ad aver composto il centrocampo spagnolo nella serata del “Bernabeu”.

Vero che cambiavano il campo di gioco e gli interpreti della sfida, ma forse ripartire dal modulo che aveva costretto la Spagna al pareggio sarebbe potuto essere un buon punto di partenza. Detto questo, il capro espiatorio è l’Italia tutta, dove ben poche sono le buone notizie. La stampa nazionale è concorde questa mattina nel dire che Verratti, Bonucci e Buffon sono tra i peggiori, mentre Belotti è una delle note positive. Senza valutazione Candreva e Insigne, mai entrati in partita.

Ma ripetersi su determinate valutazioni è inutile: quando si perdono partite così, senza quasi scendere in campo, le considerazioni sono quasi inevitabilmente unanimi. Per ricollegarci invece all’incipit dell’editoriale, se la pioggia era temuta – e le parole di De Rossi alla vigilia avevano tradito qualche sospetto -, l’Italia la ha aspettata con l’ombrello ben chiuso nella convinzione che uno spareggio sarebbe stato comunque più alla portata di un testa a testa con le Furie Rosse. Il campo ha raccontato che, ad oggi, è proprio questa la realtà. E il terreno di gioco del “Bernabeu” ha raccontato anche che il c.t. Ventura si è lasciato conquistare da un modulo, il 4-4-2 pronto a snaturarsi in quattro linee di gioco col 4-2-2-2, che gli aveva fruttato 11 reti fatte e zero subite negli ultimi tre impegni di qualificazione al Mondiale contro Lichtenstein e Albania. Avversari che, non ce ne voglia nessuno, sono evidentemente più abbordabili e perforabili della Spagna, formazione che col giro palla ti prende alle spalle e non ti fa neppure arrivare nei pressi della coppia centrale Ramos-Piqué.

In conclusione: la pioggia è arrivata sull’Italia, meteorologicamente e pure calcisticamente. Si trovi ora il modo di passare una prima parte di autunno tranquilla e distensiva – anche se difficile – per pianificare poi uno spareggio di novembre che da scontato potrebbe diventare questione di vita o di morte. E questione di storia calcistica nazionale: è dal 1958 infatti che l’Italia non manca una qualificazione a una Coppa del Mondo.