Scartabellando tra le vecchie carte, in questo momento utili avendo poco da scrivere al di là di notizie di mercato campate in aria e non alla portata dell’80% delle squadre che parteciperanno al prossimo campionato esaminando il prezzo del cartellino o l’ingaggio che bisogna sempre raddoppiare ai fini del fisco, ho trovato una relazione di Franco Baldini del 2004 sull’argomento “come si riconosce un giocatore”.
Franco Baldini più che da calciatore la sua carriera nel calcio l’ha fatta come Direttore sportivo iniziando con la Roma per andare avanti con il Real Madrid, la nazionale Inglese come assistente manager di Capello, il Tottenham, e vari ritorni con i giallorossi.
Nella relazione di Baldini il concetto primario su come si riconosce un calciatore è: “Le schede degli osservatori, certo: poi però bisogna andare di persona a capire se quel ragazzo fa al caso nostro. Gli osservatori preparavano schede e voci come: destro, sinistro, testa, forza e altro, secondo norme codificate velocità nel fare una fotografia al giocatore esaminato. Se il calciatore era di interesse del Direttore sportivo, non dei procuratori, e della società, si passava ad altri parametri e osservazioni del soggetto di chi si prendeva l’assunzione di responsabilità nel determinare se valeva o meno la pena di acquistare il calciatore stesso, seguendolo in determinate competizioni oppure cercando di capire le specifiche caratteristiche. Gli altri principi di valutazione elencati, oltre alla tecnica, erano quelli dell’essere pronto a mettersi in gioco”.
Ad esempio, ci sono difensori anche al giorno d’oggi fortissimi nel marcare e nella concentrazione ma non abili nel sviluppo del gioco o nell’aiutare un compagno alla prese con un disimpegno difficile. Oggi in questo calcio serve poco, come un mezzala senza cambio di passo per effettuare non solo la fase di non possesso.
Questi diceva Brera che sono “calciatori ma non giocatori pronti ad attaccare il cervello alle scarpe” e si perdono nel “mare magnum” delle due fasi di gioco.
“Altro principio la personalità, la matrice di un futuro successo. Per personalità si intende la “presenza” sul terreno di gioco, le doti tecnico-atletiche, e tutto viene determinato dal giudizio veritiero che hanno i compagni di squadra nel corso della partita esaminata. Se i compagni danno il pallone al calciatore sotto giudizio, anche se marcato, pur avendo altri calciatori da servire, se lo lasciano da solo a fronteggiare un avversario, vuol dire che vale davvero.Tutte considerazioni tecniche che dovevano essere supportate da valutazioni sul carattere, la serietà, la professionalità dentro e fuori dal campo“.
Ma nel calcio attuale è cambiato molto. È cambiato anche quando c’è l’interesse a far filtrare informazioni su una trattativa in corso. Durante il calciomercato i protagonisti non sono più le società, ma i procuratori che fanno uscire notizie. Bisogna porsi qualche domanda su questa Samarcanda pallonara.
Che tipo di controllo hanno le società nei confronti degli agenti? C’è l’interesse delle società che si sappia qualcosa? Cosa vuole che si sappia? Senza risposte e senza smentite, i club sono consapevoli che i mezzi di comunicazione fanno danni e non servono a promuovere i colori della società? È tutto un male necessario a favore di chi? Di sicuro non dell’illusione dei tifosi.
Tante domande alle quali tutti i club dovrebbero pensare e rispondere considerato che sono le uniche attività che ricevono una promozione gratuita e giornaliera. Gestendo bene anche il mercato in uscita per le società si potrebbe aumentare il valore di qualche calciatore per poterlo piazzare.
Ritornando a come si riconosce un calciatore pronto per farlo diventare un giocatore, alla giornata d’oggi tutte quelle peculiarità annunciate da Baldini non possono arrivare solo attraverso le piattaforme specializzate, abili nella prima parte di cui abbiamo scritto (tecnica calcistica) ma non nella seconda parte, conoscenza dell’uomo, del carattere elementi importanti per inserirlo in una squadra.
Le informazioni al calcio arrivano da strumenti informatici: Optasports, Amisco, Prozone, Match Analisi e StatDNA per valutare il rendimento nel calcio professionistico. Wyscout e Scout 7 due strumenti audiovisivi permettono non solo di vedere le partite on line, ma di controllare le azioni individuali di ogni calciatore e le strategie, ma permettono di vederlo solo quando il pallone in gioco.
Tutta questa tecnologia non ha aiutato non solo il calcio italiano, ma anche quello europeo considerati i tanti flop apparsi sui terreni di gioco.
Impossibile che calciatori che sappiano giocare al calcio ci mettono due anni per lasciare un segno nel campionato italiano. Se prendiamo le rose dello scorso campionato, quanti calciatori sono spariti e quanti rimangono a galla solo nei bilanci delle società avendo contratti pluriennali pur non avendo mai giocato?
Gli osservatori sui campi ci sono ancora, anche se attualmente i club disponendo dell’accesso a tutte le applicazioni scritte in precedenza le relazioni contano meno, altrimenti con i parametri di conoscenza elencati prima il calciomercato dopo due mesi ufficiali (e altri, in precedenza, non ufficiali) non si ridurrebbe all’ultima settimana per fare una squadra. Questo problema dovrebbero risolvere in primis gli allenatori che dopo 4/5 giornate di campionato sono sulla griglia dei risultati.
Anche il ruolo dei Direttori sportivi appare superato rispetto ai procuratori, agli agenti e agli intermediari collegati coi Presidenti. Ai Direttori Sportivi spetta il lavoro di piazzare i giocatori in soprannumero e non utili portati in precedenza dai procuratori e compagnia e fare pagare alla società un parte d’ingaggio per poterli trasferire.
Il calcio non è una scienza esatta, ma alla giornata d’oggi non si è capito il margine della tecnologia nel giudicare un calciatore, al di là dei top che quando vengono acquistati è molto facile averli già visti settimanalmente sui teleschermi. E a quel punto non ci vogliono Pitagora, Giotto e compagnia nel capire che si danno del tu con il pallone.