Nell’uovo di Pasqua del Genoa il cioccolato sarà amaro, ma buono per il punto conquistato alla luce dei risultati di chi insegue. Soltanto il Chievo guadagna due punti al Grifo battendo al Sampdoria; invariata la distanza dal Sassuolo.
Il punto è buono contro la coriacea e tonica Spal: andava bene alla vigilia ma viste le opportunità di due rigori per errori maldestri dei difensori bianco-celesti e il fatto di aver giocato un tempo e mezzo in superiorità numerica aveva portato ad aspettarsi qualcosa di più e non il disco collegato alla prudenza.
Ballardini avrà le sue motivazioni vedendo la squadra allenarsi tutti i giorni e viste le prestazioni di Taarabt e Rossi che nessuno può discutere tecnicamente, inutile girarci intorno. La prudenza del Genoa dentro il Tempio non era attesa in superiorità numerica.
Il Genoa prudente è come uno spillo: la testa gli impedisce di andare troppo oltre. E così non punge. In campo la formazione rossoblu ha un’organizzazione che quando non è sostenuta da una condizione fisica degli uomini più rappresentativi, come Pandev o tutti i calciatori affaticati dalle gare con le nazionali, non fa paura: solo Bertolacci ha provato a menare le danze.
Il Genoa di Ballardini fa paura quando riesce a gestire in particolare porzioni di campo nelle ripartenze con la rapidità di esterni veloci nel buttarsi negli spazi, ma sempre con lo stesso ritornello: cercare il cross senza saltare il diretto avversario.
Ballardini rispetta la legge del calcio e della tattica e contro la Spal contava non perdere. Ci si aspettava qualcosa di più dal tecnico, ma meglio ripetere: è lui che ha il polso della squadra e dei singoli durante gli allenamenti. Sicuramente lasciare il pallino in mano a Semplici per 60/70 minuti non è servito.
Con il senno di poi, visto quello che successo con le entrate di Taarabt e Rossi, ha ragione lui: anche se tutto alla fine potrebbe dare la sensazione che la prudenza genoana è la paura che cammina in punta di piedi. Taarabt e Rossi, pur avendo creato l’unica azione della gara al 33’ del secondo tempo muovendosi bene tra spazio e tempo e smarcandosi nella zona luce del difensore spallino, sono la flagrante dimostrazione che con poco scatto e potenza atletica un giocatore, anche se tecnico, non può essere completo.
Insomma, troppo povero e zoppo l’attacco genoano per far fare voli pindarici al tecnico. Meret il portiere della Spal ci ha messo del suo per fare capitolare la sua squadra però non ha fatto una parata. Perin neanche, solo tiri da “telecom” centrali e da fuori area.
Perdere contro la Spal sarebbe stato deleterio ma il Genoa che sbaglia 4/5 occasioni da rete in ogni gara e gli avversari in contropiede con un tiro fanno un gol incomincia ad essere un disco stonato, accordato solamente grazie alle altre squadre che inseguono e giocano a chi fa meno.
Lapadula come tutti i centravanti che non realizzano reti su azione da tempo – anche se in conferenza stampa ha dimostrato di essere tranquillo – è un caso, malgrado abbia carattere e voglia. Ha i palloni al posto giusto visto che quando si è presentato a battere il secondo calcio di rigore molti dentro il Ferraris di sono girati di spalle e gli altri fischiavano dalla paura.
Il problema del Genoa non è solo Lapadula dal momento che non segnano e non tirano neppure centrocampisti e difensori; che non si prende una punizione dal limite da lungo tempo; che sui calci d’angolo il colpo di testa per un motivo o per un altro è evanescente, debole mai concreto e pronto non solo a far gol ma almeno a far bruciare i guanti al portiere avversario.
La Spal ha meritato il punto per il coraggio del suo allenatore Semplici. Pur in dieci ha sempre giocato con due attaccanti fino all’ottantesimo minuto. Non ha fatto come tutti gli altri che in simili condizioni levano un attaccante e inseriscono un altro difensore andando a sostituire quello espulso. Confortato dal gioco debole del Genoa dalla trequarti in su ha giocato con due difensori e un esterno abbassato nella fase di non possesso.
La tela del ragno o modulo cactus, confermando di essere la squadra più cattiva del campionato, ha funzionato anche in inferiorità numerica con l’unico scopo di inaridire il gioco di Bertolacci e Pandev con qualche pestone propiziatorio. Due linee strette tra difesa e centrocampo sono state un imbuto per l’attaccante genoano. Antenucci e Paloschi molto vicini in attacco per liberare la zona di destra per far involare Lazzari ha avuto successo come era successo nel pareggio contro la Juventus prima della sosta.
Ballardini li aspettava nel secondo tempo per colpirli dopo il dispendio energetico: poteva essere la mossa giusta ma non aveva fatto conto della benzina mancante nelle gambe di qualche suo calciatore. Arrivati a 10’ dalla fine della partita occorreva una giocata per far saltare la gabbia spallina: l’unico a provarci con un tiro da gol europeo è stato Medeiros appena entrato.
Allora, alla luce di quanto detto, bene il punto. Pasqua e Pasquetta saranno al lavoro e sarà importante non guardare il risultato del Cagliari contro il Torino. Come tutte le altre squadre della parte destra della classifica, anche i sardi giocano meglio in trasferta.
Nell’uovo di Pasqua dei genoani una bella notizia recepita nei fondi del Ferraris. Dopo il suo messaggio via social, Galabinov se supererà gli accertamenti sanitari del dopo Pasquetta potrebbe dare una mano nel derby di sabato prossimo.
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Lapadula: “Genoa, devo ritrovare il gol. Tutta la squadra ha voglia e professionalità” – AUDIO