Non più di un paio di settimane fa scrivevamo delle seconde squadre, dei modelli europei e della dimensione che potrebbero assumere in Italia. Oggi, a poche ore dall’uscita in edicola domani di Rivista Undici, è stato diffuso un estratto dell’intervista che la stessa rivista ha strappato ad Alessandro Costacurta, subcommissario FIGC che è diventato nei mesi la testa di ponte per le dichiarazioni provenienti dalla Federazione. Oggi, nel giorno della sentenza sul bando MediaPro, un’altra novità squarcia la tela del mondo pallonaio italico: dall’anno prossimo partiranno le seconde squadre.
“Dal prossimo anno i club di Serie A potranno avere le loro seconde squadre e potranno iscriverle ai campionati di Lega Pro, occupando i posti delle società che non si iscriveranno“. Lo spiega lo stesso Costacurta, aggiungendo che “quest’anno non ci saranno ripescaggi e i “buchi” saranno occupati dai club che aderiranno al bando“. Passaggio quest’ultimo che già dovrebbe far riflettere, non soltanto perché indirettamente mette a nudo il problema della perdita di anno in anno di club con storia e blasone incapaci di iscriversi al campionato, ma pure perché ancora non se ne capiscono a fondo le linee guida e il regolamento. E, soprattutto, non se ne conosce ancora il citato “bando”. Il tempo aiuterà nell’analisi di un progetto che, se partirà, ha comunque già raccolto qualche naso storto.
Se la richiesta infatti è di seconde squadre giovani, con giovani Under 21 e solamente due Under 23, dove andranno a finire i giovani che di stagione in stagione le formazioni del massimo campionato spediscono a farsi le ossa nei campionati minori, dalla cadetteria alla Serie C? E cosa succederà se queste decisioni dovessero incidere indirettamente anche sulla Serie B, che seppur supportata economicamente da un 10% dell’iniezione dei diritti televisivi sul calcio italiano porta ogni anno a giocare ed esprimersi da titolari, con continuità, circa un 30 per cento di calciatori sotto i ventun’anni? La risposta dal presidente della Lega Serie B, Mauro Balata, non si è fatta attendere al grido di “i progetti vanno condivisi“.
“Pur nella consapevolezza dell’importanza della crescita dei giovani, missione che la Lega B si è già data da diversi anni come dimostrano i numeri che la vedono per oltre il 30% popolata da giocatori under 21, tali decisioni vanno a incidere sulle caratteristiche del campionato di B e per questo devono essere oggetto di attenta riflessione e confronto, partendo inevitabilmente dalle specificità della B, fondata su valori inalienabili quali la presenza sul territorio e i giovani“. E si attendono ancora i pareri dell’AIC e dell’AIA (Associazione Italiana Allenatori), dal momento che un fiorire di seconde squadre porterebbe a nuovi impieghi, regolamenti e riflessioni.