Non si offenda nessuno: “pitecantropo”, come si legge sulla Treccani, è l’uomo che nella sua storia ha assunto la posizione eretta. Domani, alle ore 16.30, è in programma alla Palazzina San Giobatta, altrimenti conosciuta come “Genoa Museum and Store”, l’assemblea degli azionisti rossoblu. Sarà una partita che giocheranno, per l’appunto, esseri umani in posizione eretta, dotati di tutto il buon senso per fare il bene del Genoa. Per provare ad accendere un primo fuoco che scaldi il futuro del Vecchio Balordo.
Nelle ultime settimane, dopo la riunione straordinaria tenutasi il 31 dicembre scorso, di parole se ne sono fatte molte. Ma quali scenari potrebbero realmente aprirsi durante l’incontro di domani, 21 gennaio 2017? Codice civile e buon senso alla mano, abbiamo provato a ipotizzare quanto potrebbe succedere.
La domanda che assilla tutti dal primo gennaio di questo 2017 è dove andranno a finire i soldi delle cessioni di Pavoletti e Rincon. La risposta? Quella non potremo darvela hic et nunc neppure noi: non conosciamo infatti l’ultimo bilancio del Genoa e nemmeno i termini di pagamento pattuiti, il che ci condanna al mutismo.
Si conosce piuttosto il precedente bilancio, dentro cui non andremo comunque a mettere le mani. Tutt’altro che matematici, ci tiriamo volentieri fuori dal parlare di cifre o numeri.
La questione vera è più che altro quella legata al destino della Fondazione, attualmente detentrice del 25% delle quote societarie del Genoa Cricket and Football Club S.p.a. Se, come i notai contattati dalla nostra redazione in questi giorni ci hanno spiegato, l’ordine del giorno dovesse prevedere un quanto mai “ventilato” aumento di capitale che auspicasse la riacquisizione del 25% delle quote da parte del presidente Preziosi, avremmo presumibilmente a che fare con un articolo, il 2447 del codice civile, che recita così:
“Se, per la perdita di oltre un terzo del capitale, questo si riduce al disotto del minimo stabilito dall’articolo 2327 [50mila euro], gli amministratori o il consiglio di gestione e, in caso di loro inerzia, il consiglio di sorveglianza devono senza indugio convocare l’assemblea per deliberare la riduzione del capitale ed il contemporaneo aumento del medesimo ad una cifra non inferiore al detto minimo, o la trasformazione della società“.
La domanda è proprio questa. Con l’accordo di tutti si concretizzerà l’ingresso nelle casse rossoblu di altro denaro? Ci saranno stravolgimenti (in positivo s’intende) nell’assetto societario rossoblu, complice magari il profilo all’orizzonte di un nuovo socio? Vorrà rinunciare la Fondazione alla sua percentuale di quote riconsegnando il 25% nelle mani del presidente Preziosi?
Se così andrà, piccoli azionisti a parte, il primo scenario è che il Genoa riacquisica quel fatidico 25%. Un orizzonte, quest’ultimo, che apre inevitabilmente al suo opposto: la possibilità che la Fondazione decida di non accollarsi l’onere finanziario di un ulteriore ripianamento delle perdite, passaggio fondamentale – come si legge sopra all’articolo 2447 – perché possa verificarsi un aumento di capitale.
In questo caso, citando l’IPSOA (Istituto Professionale per lo Studio dell’Organizzazione Aziendale, ndr), potrebbero aprirsi altri due fronti interessanti:
Tradotto, il socio potrebbe volontariamente e secondo coscienza decidere di rinunciare al pacchetto azionario, che a quel punto, a rigor di logica e in assenza di nuovi investitori, dovrebbe essere coperto materialmente dal socio di maggioranza, in questo caso il Presidente Preziosi con la sua società.
Cosa succederà il 21 gennaio alle 16,30? Di fatto non ve lo abbiamo detto neppure noi. La nostra volontà era invece di provare a far luce su quali potrebbero essere gli accordi o le decisioni che si prenderanno all’interno della Palazzina San Giobatta. Ai posteri l’ardua sentenza…