“Va bene ragioniere, obbediamo“. Una frase rimasta celebre nel cinema fantozziano perché interrompeva impunemente la visione di Italia-Inghilterra al personaggio del ragionier Fantozzi, alias Paolo Villaggio. Così come faceva un pugno sferrato sul volto dello stesso Fantozzi alla domanda “chi ha fatto palo?“. Oggi, nel giorno che dà il via al Mondiale, non c’era immagine migliore per descrivere invece l’ultimo, cruciale capitolo del bando per i diritti tv.
Se lo spauracchio di un duplice abbonamento non è ancora scongiurato ufficialmente, se non altro sembra improbabile che l’utente debba vestire i panni del ragionier Fantozzi e arrampicarsi su davanzali e finestre del vicinato per vedere, a scaglioni, le partite della prossima Serie A. Le vie, anche quella streaming, saranno accessibili e soprattutto è stato scongiurato lo scenario di tre pacchetti in tre mani differenti. Se l’Italia ha trovato la quadra sui diritti televisivi, cosa accade nel resto d’Europa? Ci siamo avvicinati al modo di vivere il calcio a domicilio negli altri paesi europei?
LO SCENARIO ITALIANO – Sette delle dieci gare di ogni turno se le è aggiudicate Sky con un’offerta da 780 milioni di euro all’anno per un totale di 266 incontri; le restanti tre sono andate invece a Perform per una cifra di 193 milioni che gli garantisce 114 sfide.
- Sky Sport Italia (70% Serie A)
- Perform Group (30% Serie A)
D’ora in avanti la grande tematica sarà quella dei diritti di ritrasmissione, non solo dal satellite al digitale terrestre, ma pure dalla piattaforma digitale Dazn a cui è possibile inscriversi come si farebbe con Netflix (l’iscrizione base costerebbe 9,99 euro al mese e si ha un mese di prova gratuito), di cui Perform Group è proprietario e che, nata nel 2005, raccoglie oltre 8mila eventi sportivi ogni anno da trasmettere live oppure on demand. Per i prossimi tre anni accoglierà a braccia aperte anche tre partite a giornata in diretta del campionato italiano.
Il punto di maggiore interesse, come sempre, è quello che mette in confronto l’Italia con gli altri maggiori campionati europei. Intanto c’è da fare una premessa: l’Italia, pur avendo raggiunto una cifra annuale garantita di un miliardo e 380 milioni di euro (sommando anche diritti tv esteri e Coppa Italia), resta il campionato meno appetibile.
LO SCENARIO INGLESE – In Inghilterra la prossima stagione sarà ancora da un miliardo e 950 milioni con 42 partite su BT Sport e le restanti attraverso l’emittente Sky Sports (338), ma dal prossimo triennio (2019-2022) ci saranno delle novità e gli introiti caleranno di circa 250 milioni di euro. Ad interrompere 25 anni di dominio Murdoch pressoché incontrastato è arrivata Amazon, che ha comprato i diritti di sole venti partite (dieci gare dai Bank Holiday e tutto il Boxing Day) e le trasmetterà sulla propria emittente streaming, la nota Amazon Prime TV.
- Sky Sports Inghilterra (89% Premier League)
- BT Group (11% Premier League)
LO SCENARIO TEDESCO – In Germania, dove piattaforme come Dazn erano già conosciute e particolarmente sfruttate per trasmettere esclusivamente gli highlights e le partite dei campionati esteri, c’è da registrare più che un raddoppio degli incassi nel quadriennio partito l’anno scorso e che si concluderà nel 2021, che porterà un miliardo e 400 milioni nelle casse dei club tedeschi. Con la rivendita all’estero dei diritti e l’acquisizione da parte di Sky Deutschland di 266 partite su 306, le restanti 40 vengono trasmesse su Eurosport (10 partite in tutto il campionato) oppure, come nel caso della giornata d’esordio e degli ultimi due turni, sulla televisione nazionale gratuita ZDF (30).
- Sky Deutschland (87% Bundesliga)
- ZDF (10% Bundesliga)
- Eurosport (3% Bundesliga)
LO SCENARIO SPAGNOLO – Più volte affrontato dalla nostra redazione, il capitolo iberico incuriosiva perché lo si sarebbe potuto trasporre in Italia. Il calcio dei Ronaldo e dei Messi è commercializzato interamente in tutto il mondo da MediaPro e la Spagna trasmette le partite di campionato attraverso tre piattaforme: quella più nota è satellitare, fa capo a Nasser Al-Khelaifi, patron del PSG, e si chiama beIN Sport (trasmette 8 partite su dieci di ogni giornata per un totale di 304 match). Le altre due sono invece Movistar Partidazo (38 incontri, uno a giornata) e Gol TV (38). Inoltre la Liga possiede un proprio canale tematico dove poter rivedere anche gli highlights. Si tratta dell’unico campionato assieme a quello italiano e inglese a commercializzare diritti per un triennio e non per quattro anni.
- BeIN Sport (80% Liga)
- Movistar Partidazo (10% Liga)
- Gol TV (10% Liga)
LO SCENARIO FRANCESE – Ancora due anni di transizione con Canal+ (38 partite) e BeIN Sport France (9 gare in diretta giornata per un totale di 342), poi sarà anche in Francia un dominio MediaPro, a braccetto con la stessa BeIN Sport come accade già in Spagna. Dalla stagione 2020/21 il colosso spagnolo investirà una cifra superiore al miliardo e 150 milioni di euro a stagione sul calcio francese, andando presumibilmente a riproporre un modello vicinissimo a quello iberico. Per adesso la Francia rimane il campionato ad incassare meno coi suoi 762 milioni di euro all’anno, ma promette di lanciare una rivoluzione. Intanto Canal+ e le altre emittenti, come Orange, gettano la spugna e si trovano costrette a discutere accordi di sublicenza, a meno di non volersi aggiudicare gli ultimi pacchetti minori rimasti ancora invenduti.
- BeIN Sport (90% Ligue1)
- Canal+ (10% Ligue1)
A voler fare i conti in tasca a questi numeri, Sky Italia si aggiudica il 70% delle gare della prossima Serie cedendone il 30% a Perform e si configura, nell’immediato futuro, come il campionato che più redistribuisce la propria offerta. Dalla Premier League alla Bundesliga passando per Liga e Ligue1 c’è sempre un soggetto che ha l’esclusiva su almeno l’80% delle gare del campionato. Laddove Sky Sport non riesca a raggiungere un cento per cento come accaduto negli ultimi anni, ritornare nei tanto famigerati stadi potrebbe diventare la soluzione ad una parte di questi problemi catodici?