Si è aperta al grido di “chiaro ed evidente errore” la nuova Serie A e la nuova VAR, ma dopo i primi 90′ di campionato le polemiche non sono mancate. L’IFAB ha spinto perché l’intervento della tecnologia venisse ridimensionato dopo il recente Mondiale e, come spiegavamo nell’editoriale di questa mattina, il campionato italiano ha subito ripreso con la bagarre sulla soggettività delle valutazioni. Ma andiamo con ordine alle partite più importanti in ottica VAR.
CHIEVO-JUVENTUS – Non c’è bisogno della tecnologia per confermare la scelta dell’arbitro Pasqua nell’assegnare il rigore al Chievo per fallo di Cancelo su Giaccherni. Il tocco c’è e la valutazione dell’arbitro non può che essere confermata. Nessun chiaro ed evidente errore viene riscontrato neppure sul tocco di Cacciatore su Cancelo (non su Cuadrado, che in un altro frangente cade con troppa facilità) perché il direttore di gara è perfettamente in posizione per avere libera visuale per valutare il contatto, anche se qualche dubbio rimane. Intervento importante del VAR è invece quello che annulla il gol del 3-2 alla Juventus: la testata di Mandzukic viene salvata da Cacciatore quando il pallone ha oltrepassato la linea e infatti la goal line technology conferma che si tratta di un gol da convalidare. La tecnologia però, coordinata al “Bentegodi” da Mazzoleni, ravvisa qualcosa che Pasqua non aveva visto: un tocco di braccio da parte di Ronaldo prima che quest’ultimo colpisca involontariamente al volto Sorrentino. Goal giustamente annullato. La Juventus passerà comunque con una rete di Bernardeschi nel recupero.
TORINO-ROMA – Gli episodi sono sostanzialmente due alle pendici delle Alpi. Giusto annullare il gol annullato per fuorigioco ad Ola Aina al 47′ di gioco: l’esterno destro è col piede destro avanti rispetto alla linea difensiva della Roma. Corretto che il VAR revisioni il gol e provveda all’annullamento. Si è trattato del primo intervento delle griglie del VAR in questo campionato.
Ben più di un dubbio resta invece sul tocco di Fazio su Iago Falque che ha fatto infuriare Mazzarri, poi allontanato dal campo dall’arbitro Di Bello. Il difensore giallorosso insegue Falque lanciato a rete con Manolas che sta cercando di accorciare con una diagonale tardiva. Il direttore di gara è pienamente agevolato nel valutare e, stando al protocollo per come appare oggi, il VAR non sarebbe potuto intervenire. L’arbitro infatti ha preso la sua decisione e la verità del campo è stata preservata.
SASSUOLO-INTER – Quella del “Mapei Stadium” è probabilmente la partita che più polemiche ha acceso dopo la prima giornata, scatenando anche l’invettiva della Gazzetta dello Sport. In particolare, se l’interpretazione dell’arbitro Mariani sul tocco di Miranda in area di rigore ad ostacolare Di Francesco è che sia punibile con un rigore, quella sugli interventi di Lirola su Icardi e Magnanelli su Asamoah non è analoga. In molti si sono domandati perché il VAR non sia intervenuto: la risposta è chiara. Si è deciso di preservare la discrezionalità dell’arbitro e la verità di campo, non avendo ravvisato un chiaro ed evidente errore. Insomma, la coscia destra di Magnanelli sulla gamba sinistra di Asamoah e l’entrata da dietro irruente ma pulita di Lirola su Icardi non sono state ritenute “evidenti”, anche perché nelle due occasioni il direttore di gara era leggermente defilato ma in posizione per valutare. Sono stati i primi novanta minuti in cui si è capito quali modifiche il VAR ha subito e a quali modifiche ci si dovrà abituare per il resto della stagione.
PARMA-UDINESE – L’ultimo episodio di giornata è il rigore assegnato all’Udinese per gomito largo di Grassi a toccare il pallone. Porterà alla rete che accorcerà le distanze fra le due formazioni. Si tratta probabilmente di uno di quegli episodi che fanno bene al mondo della Video Assistant Referee. Uno di quegli episodi che due stagioni fa avrebbe acceso la moviola post gara e avrebbero in qualche modo privato una delle due squadre dell’opportunità di un penalty. Ben ponderato e corretto l’intervento del VAR ad aiutare Calvarese, appostato al limite dell’area.