Monsignor Marco Granara, rettore del santuario della Madonna della Guardia, ha parlato della tragedia di Ponte Morandi ad un mese dalla tragedia che ha colpito la città di Genova. Una Genova che questa mattina si è ritrovata alle ore 11:36 a ricordare in silenzio, tra le sirene del Porto e le campane della cattedrale di San Lorenzo, le 43 vittime di quella tragedia dello scorso 14 agosto.
“Ho cercato solo di riassumere l’anima popolare e possibilmente dando a questa tragedia, a questo dolore un’anima, cercando di cogliere quanto di positivo potrebbe nascere da un dramma. Nulla avviene per caso e tutto può avvenire in vista di qualcosa di più grande. E questo non sta a Dio, ma sta a noi: passare da un momento così difficile al fare emergere valori grandi come la solidarietà, al riflessione, il dare l’essenziale al suo posto senza perdersi in sciocchezze, il non finire in polemiche. Abbiamo bisogno di ricostruire ponti: non solo fisicamente, come il Morandi, ma ponti di raccordo, di nuove possibilità. Questo aspetto la gente l’ha intuito dopo l’emozione iniziale: io stesso ho chiesto a Dio stesso “perché?”. È stato istintivo, probabilmente anche naturale. Anche Gesù in croce chiese a suo padre perché lo avesse abbandonato. Ma poi alla fine disse “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”. Sono convinto che da un dramma possano nascere cose grandi. Dio questo lo vuole e in questa direzione vuole camminare. Ora sta a noi rispondere“.