Spezia-Genoa 1 a 1 è un pari che non è servito a nessuna delle due squadre per l’obiettivo salvezza. Partita condizionata dalla classifica, dalle (troppe) reti incassate nelle precedenti nove giornate.
Thiago Motta con il 4-2-3-1 ha cercato di attaccare come sempre in modo aggressivo effettuando il pressing, Ballardini non si è chiuso come le precedenti gare lasciando attaccare l’area di Sirigu con tanti uomini e prendere gol nei primi venti minuti, cercando le ripartenze e provando a creare apprensioni al gioco spezzino. Il primo tempo di Spezia-Genoa, infatti, non ha regalato nessuna emozione, neanche occasioni pericolose.
Una partita bloccata, che le due squadre sentivano molto, vista l’estrema chiusura in fase difensiva. Gli attaccanti non trovavano spazi per infilarsi e andare alla conclusione.
Il 4-3-3 di Ballardini, anche se ha prodotto poche azioni da gol, ha fatto vedere una delle prime volte in questo campionato un calcio collettivo interpretato da undici calciatori tutti funzionali al sistema di gioco, ognuno nel proprio ruolo a prescindere dal valore, e inseriti in un contesto tanto collaborativo quanto ben disposto sul terreno di gioco. Un collettivo che ha gestito bene la fase difensiva e quella offensiva, anche se quest’ultima con pochi risultati.
Lo schieramento iniziale di Ballardini, con i calciatori giusti al posto giusto, ha fatto vedere di essere uno schema affidabile, forse il più flessibile a disposizione. È stato uno schema non distante e compatto, che non faceva male la pressione e le marcature, e gli interpreti riuscivano a scalare senza correre rischi. Attaccavano subito gli avversari coi tempi giusti, ma dietro in contemporanea avveniva una copertura solida anche da parte di chi era lontano dal pallone.
Il redivivo Masiello, chissà perché ai margini o in panchina in precedenza (non può essere una operazione di conservazione prima del ritiro estivo), faceva girare l’ultima linea davanti a Sirigu agendo quasi da libero. Vasquez in difficoltà nei primi minuti contro Nzola gli avrebbe preso le misure anticipandolo, mentre Criscito, riportato nel suo ruolo, era il Capitano che conosciamo. Cambiaso troppo preoccupato e richiamato a difendere.
A centrocampo Behrami pronto a fare pressione per tenere la squadra corta, Rovella a tutto campo, Badelj al rientro meglio rispetto alle ultime gare, anche se persisteva il solito difetto di giocare e liberarsi del pallone velocemente nell’armare le ripartenze. Anche la doppia partecipazione sulle corsie laterali aveva dato un contributo alla maggior sicurezza centrale. Tutto come nelle altre gare giocate perchè il neo era ed è centrocampo, che dovrebbe rappresentare l’anima e la tecnica del gioco.
Ad inizio secondo tempo Ballardini ha deciso di fare due sostituzioni: Biraschi per Cambiaso e Sturaro per Ekuban. La sua idea doveva essere di provare qualcosa di nuovo, che potesse sbloccare la fase offensiva con Sturaro a fare il doppio gioco sulla corsia laterale di sinistra e inserirsi centralmente. Poteva bastare solo la sostituzione di Ekuban con Biraschi che ha dato fisicità e concentrazione, e si sarebbe potuto spostare Cambiaso alto a sinistra sulla corsia laterale. È la domanda che si sono posti tutti in tribuna stampa. La convinzione è che sulla base di quanto visto nel primo tempo, considerata la forza dell’attacco, il Genoa avrebbe potuto confezionare il risultato pieno.
La partita si è accesa nella ripresa, lo Spezia appena si è accorto di avere la padronanza delle corsie laterali ha preso a pallonate la porta di Sirigu, con 5/6 occasioni da gol sprecate o parate dal secondo portiere della Nazionale italiana. Se in precedenza il palo interno spezzino gli aveva riportato il pallone tra le braccia, il secondo palo lo ha punito facendo depositare in fondo al sacco il pallone con la schiena. Stadio Picco in visibilio, ma da una delle poche azioni, nata da una combinazione Destro-Caicedo, arriva il calcio di rigore realizzato in modo perfetto da Criscito: 4 rigori, 4 gol, tutti con una esecuzione diversa.
Dopo il pareggio, il Vecchio Balordo poteva portare a casa il bottino pieno con un tiro di Destro e un taglio di Galdames liberatosi dentro l’area, con cross andato in fumo malgrado Caicedo e Destro davanti alla porta di Provedel. Sarebbe stato bello per il Genoa, troppo per uno Spezia sprecone. Bene l’arbitro Sozza, il più bravo tra i giovani visto in queste 10 giornate di campionato.
Riannodando i fili di quanto scritto, non si può dire di essere alla fine della corsa dopo 10 giornate anche se il Vecchio Balordo ha perso i binari, la pista creata da Ballardini lo scorso anno con tanta fatica. Non può essere solo per colpa del calciomercato in entrata (e in ritardo), ma anche di quello in uscita con veterani delle salvezze chiamati a cambiare casacca l’ultimo giorno di mercato. Non solo Radovanovic (ora fuori rosa) ma anche Masiello rimasto a margini per dieci partite. Sì, i giovani sbagliano (il gol spezzino è nato da una ingenuità di Kallon), ma danno o potrebbero dare velocità e consistenza. E i cambi di Ballardini hanno dato l’impressone di essere punitivi e non costruttivi, così come i cambi moduli.
La conferenza stampa di Ballardini al fischio finale, su due televisioni differenti, ha confermato che gli rimane difficile riprendere il bandolo della matassa. Non vuole parlare di alibi per gli infortuni, ma non ha ancora digerito che gli siano stati dati calciatori l’ultimo giorno di calciomercato. Non c’è rassegnazione, ma si avverte quasi impotenza da parte del tecnico che ha salvato parecchie volte il Grifone in occasioni più difficili.
Il suo cruccio è di non riuscire a dare equilibrio. Difficile anche per Ballardini dare equilibrio ad una squadra non equilibrata in particolare nel cuore del gioco. Tutto come nelle altre gare giocate: il neo è il centrocampo, come già scritto, perché non è l’anima e la tecnica del gioco. L’equilibrio, però, bisogna trovarlo anche in società e dentro lo spogliatoio, non solo sul terreno di gioco.
Un Halloween anticipato l’intervista a Sky dell’amministratore delegato Zarbano: dolcetto o scherzetto, impazza sui social per la boutade con il sorriso sul giocare solo un tempo. Il numero uno del Genoa in questo momento ha rassicurato, nel frattempo, sul fatto che non ci sono problemi per il closing con gli americani (“già una svolta c’è stata perché il closing è successivo a un contratto già firmato. Tutto sta procedendo nel migliore dei modi“).
Le lezioni non sono contate a nulla, non sono state messe a frutto, gli errori sul piano tecnico del calciomercato sono stati solo e sempre gli stessi negli ultimi campionati. Ogni partita delle 10 giocate ne è la prova. Adesso bisogna fare almeno 9/10 punti da qui alla fine del girone di andata.
Dopo, se non si cambierà rotta da parte chi gestirà il calciomercato invernale, italiani, americani, spagnoli che siano, già da oggi e dal primo gennaio 2022 senza aspettare i saldi dell’ultimo giorno, ascoltando chi deve far girare e far funzionare la squadra, non possiamo fare altro che temere il peggio come non sarebbe né giusto, né onesto, né ammissibile per un popolo che sta perdendo lo smalto da genoano e anche di calciofilo.
Ballardini ci sarà ancora col Venezia? Pensiamo di sì. La società italo-americana si guarda intorno per cercare un sostituto. Se non ce la farà Balla, bastano due risultati pieni, importante che non arrivi un’altra scommessa o un allenatore mollo.
Ballardini non dovrà fare salti mortali per fare la formazione domenica prossima: quella del primo tempo di Spezia può dare risultati. Ancor di più se troverà un’altra chiave al centrocampo. Per una seconda o terza volta indichiamo Cambiaso mezzala, il suo vero ruolo. Però devono crederci tutti e trasformarsi da calciatori in uomini. Tutti devono essere convinti di potercela fare. La gara con il Venezia è un ultimatum: il principio della fine.
“Ché la diritta via era smarrita” lo ha scritto Dante e non possono ripeterlo Ballardini e i giocatori del Genoa.