Oggi a Trieste sarà ricordato Nereo Rocco a 40 anni dalla sua morte e saranno ricordate alcune sue frasi storiche: “distruggere tutto quello che si muove in area” la prima. E come seconda, più cerebrale e sottile, quella di marcare il centravanti avversario avendo le spalle protette da un uomo chiamato “libero”. “El calcio xe semplice: uno in porta e 10 fora“.
Tutto questo mi ha ricordato un racconto calcistico sul “Paron” di Mario Sconcerti quando era a Telecittà. Per Sconcerti, Rocco era l’uomo che inventò il calcio. Il catenaccio e la difesa a quattro.
Sul piano tattico, per il Paron il calcio è uno sport di individui che hanno fatto sempre fatica a diventare squadra. Rocco passò dal Sistema, l’attuale 3-4-3, cioè con la linea dei centrocampisti divisa in due mediani e due mezzali corrispondenti avanzate, più un trequartista dietro i due attaccanti. Metodo moderno come tutti i metodi: importante avere gli protagonisti o gli autori di questa strategia e colpire gli avversari di sorpresa.
Rocco da buon contadino che parlava in dialetto passò dal Sistema al Metodo con due calciatori dietro tutta la squadra, solo che li chiamava terzini. Davanti ai due terzini un centrocampista che sapeva difendere e lanciare lungo, il battitore o il play della giornata d’oggi.
Il Metodo continuava con quattro centrocampisti puri, la cosiddetta linea mediana, e davanti i due-tre attaccanti, la prima linea. Tutto ciò si vede oggi parecchie volte nel campionato italiano: il calcio arriva diretto da quel gioco.
Rocco inventò uno schema rimasto senza nome e gli affibbiarono solo una caratteristica: “i due terzini non avevano compiti di marcatura, dovevano semplicemente spazzare l’area“. Oggi si chiamerebbero liberi. Mettendo insieme ai due centrali due terzini di fascia inventò la difesa a quattro.
L’altra intuizione di Rocco fu di mettere i due centrali distanti 4/5 metri in verticale uno dall’altro: uno marcava i centravanti, l’altro dietro senza marcature fisse, il libero.
Rocco fu il primo a trasformare Humberto Rosa, un attaccante, un fantasista che non segnava mai, in un regista, anticipando la mossa Pirlo che sta ancora incidendo nel calcio attuale dove le squadre fanno fatica senza.
Rocco dicevano che fosse catenacciaro, ma non era vero. Nelle Coppe dei Campioni giocava con il 4-2-4 con Dino Sani regista e Lodetti a supporto, dopo tutti intorno a Rivera anche con tre attaccant . Lo scopo del gioco di Rocco era riuscire a supportare Rivera. Tutto continua a succedere anche negli attuali campionati europei dove i successi si costruiscono con lo spirito di sacrificio di tutti .
Per ricordare Rocco alcune frasi che sono entrate di diritto nella storia del calcio italiano.
“Solo noi femo el catenaccio. Gli altri fa calcio prudente…”
“Chi no xè omo resti sul pullman”
“Tuto quel che se movi sull’erba, daghe. Se xè la palla, pazienza…”
A Niels Liedholm. “Sto mona di Baron. Con lui me toca sempre parlar italiano…”
Alla rifinitura della squadra: “domenica giocheremo così: Cudicini in porta, tutti gli altri fuori“
All’allenatore avversario che gli stringeva la mano dicendo vinca il migliore. “Vinca il migliore ? Cio, speremo de no…”
Quando fu nominato Cavaliere della Repubblica: “Ma no ga altri mone de darghe premi’ sti italiani…”
Quando Malatrasi in un finale di Coppa dei Campioni gli disse che Anquiletti era in difficoltà su Cruyff. “Cossa xe che’ el vol” rivolgendosi alla panchina. “Chiede di cambiare marcatura” gli risposero. “Si, dighe che s’el cambiassi le mutande”.
Ha ragione Sconcerti: Rocco fu l’uomo che invento l’attuale calcio.