Una partita ai confini della Vergogna quella giocata dal Genoa ieri al Franchi di Firenze. Ai confini perché potrebbero essercene altre se non si cambia registro, e non solo in campo.
In campo una umiliazione. Tutti colpevoli. Squadra che si è squagliata in Riva all’Arno. Nessuno cerchi attenuanti nella vecchia e nella nuova proprietà.
Non possono esserci attenuanti per una figuraccia di queste proporzioni che avrà conseguenze sulla luna di miele con il nuovo corso americano, sul percorso di crescita che difficilmente dalle parti di Pegli arriva mai al capolinea finale, sull’entusiasmo dopo l’uscita di Preziosi con la speranza di poter tornare a vedere quel Genoa che tutti aspettano da troppo tempo.
Sconfitta nei numeri, ma non nella filosofia visto come si sono giocate le altre 21 gare in precedenza. Difficile ricordare una batosta del genere per il Vecchio Balordo nel nuovo millennio, anzi una sì: quella di Malesani a Napoli. Poi fu mandato via e tacciato di essere mollo.
L’avvio del Genoa è stato scioccante, il prosieguo peggio, le difficoltà tecniche troppe, troppi palloni mal gestiti quando vi era l’occasione, insufficiente livello di prestazione, evidenti difficoltà tattiche sulle pressioni offensive avversarie, regalo delle corsie laterali permettendo non solo al centrocampo viola ma a tutta la squadra di fare un solo boccone del Grifone. In Serie A non si può giocare facendo fatica a mettere in fila tre passaggi azzeccati. Nessun pallone giocabile per gli avanti. L’unica soddisfazione quella di Sirigu che ha fatto ingoiare il cucchiaio a Vlahovic.
Konko uscito nell’intervallo sbigottito non avrà avuto neanche la forza di fare una sfuriata e rispetto a quello che lo ha preceduto neanche la forza di rimuginare su quanto successo non essendone il colpevole.
Anche dall’arrivo degli americani il Genoa in molte gare ha dato l’impressione di essere una squadra che, per quanto formata da calciatori che giocano in Serie A, non è più abituata a giocare, in campo non sa come pressare, che tipo di uscita tentare, quando lanciare e quando palleggiare, quando aggredire e quando temporeggiare. Nelle precedenti gare con Sheva poteva essere il segno di una partita preparata male, ma a Firenze no. Konko e Murgita non l’hanno potuta preparare.
Perché fatto saltare Sheva dopo la gara con il Milan e non aspettare la gara con la Fiorentina? Paura che facesse risultato o c’è altro che solo i fantasmi di Villa Rostan conoscono.
Prima dell’arrivo di un altro Godot dall’estero, Spors deve tornare – anzi andare subito, prima di domenica prossima – sul mercato. Serve almeno un centrocampista in grado di fare subito il titolare, serve un esterno che possa garantire una fase di possesso decente. Il centravanti in questo momento è l’ultimo pensiero. Servono tre giocatori per garantire quantità, qualità, personalità, cuore, anima, agonismo, voglia di lottare e capire che si stanno giocando una salvezza che se arrivasse sarebbe storica.
Si aspetta l’ennesimo Godot, Labbadia tecnico tedesco italiano. Altra illusione non a stelle a strisce da parte del General Manager?
Oltre l’allenatore chi gioca prossimamente deve sapere interpretare il modo di stare in campo voluto dal tecnico anche a costo di forzare le proprie caratteristiche, la strada giusta per diventare importanti e fare la differenza nel rendimento della squadra così da farla diventare non grande, ma quantomeno normale. Cosa che non è mai successa in questa stagione.
Se si vuole imboccare l’altra strada bisogna lasciare da parte le disamine sui gol incassati e quelli non fatti o strategie tattiche poco confacenti. Ripartire da zero con 17 gare da giocare e non rimescolare il coltello nella pancia dove ci sono già tanti vitelli.
Gli americani hanno sbagliato tutti i tempi della programmazione, spiazzati però da quello che stava succedendo sul campo. Troppi errori che nel calcio presentano sempre il conto: i principali l’ingaggio di Sheva, l’arrivo del General Manager un mese dopo il tecnico, il calciomercato che serve ma che è troppo in ritardo.
Arriva Labadia? Nella sua mini intervista alla fine di Fiorentina Genoa Spors ha glissato a precisa domanda.
Gli americani e Spors dovrebbero anche sentire la vecchia guardia in società, compresi non quelli inseriti nel Consiglio di amministrazione che girano intorno al Genoa da lontano. La solitudine nel decidere non confeziona risultati.
La società Genoa in questo momento non somiglia ad un biblioteca calcistica: alla prima occhiata appare tutto in regola, il complesso è tutto in disordine perché nulla è ordinato come vuole l’ordine del calcio.
Invece di investire altri dollari con un altro allenatore perché non provare a richiamare Ballardini per portare a termine il suo contratto fino a giugno scommettendo con un lauto premio salvezza?
Ballardini non è stato neanche ascoltato come fece Sheva e il suo staff quando arrivarono. Potrebbe anche rifiutare, anche se è sotto contratto, ma con una a campagna acquisti effettuata e non aspettata, potrebbe anche ripensarci e provarci.
I 777 avevano – e hanno – voglia di investire ma non sono una persona fisica, sono una Holding che alla lunga dovrà portare risultati ai propri investitori: non possono più sprecare dollari con scelte sbagliate nelle tempistiche.
Nessuna considerazione sulla Fiorentina e Italiano, ci hanno pensato i quotidiani sportivi a spettacolarizzare complimenti dimenticandosi che non hanno giocato contro il Genoa, ma con il Roccapepe.
La speranza è che questa Caporetto rossoblu a quarti porti a conseguenze immediate nel calciomercato. Altrimenti…