“L’ho già sentito“. È la risposta che Di Bello, in contatto col VAR Banti, rifila a Destro e Sturaro al minuto 53′, qualche istante dopo che l’attaccante rossoblu si è visto trattenere in area di rigore da Dragusin prima di calciare in porta. Noi potremmo rispondere con un “e io l’ho già visto“, riferendoci all’ennesimo torto arbitrale patito dal Genoa in questo campionato. Il secondo con l’arbitro Di Bello nel giro di 25 partite. Il terzo aggiungendo l’onta dell’Olimpico di un paio di stagioni fa.
Ma rimaniamo al presente e partiamo con la dinamica. Siamo al 52′ di gioco e Badelj imbecca in profondità Destro. Dragusin e Fazio si fanno trovare troppo larghi e l’ex difensore della Samp non ha altro modo che trattenere Destro per provare ad ostacolarne il tiro. La trattenuta, se vista al replay, potrebbe pure sembrare leggera. Si consiglia di riguardarla a velocità normale, perché la dinamica (a velocità naturale) chiarisce molto dello sbilanciamento netto che subisce l’attaccante rossoblu.
Inutile girarci intorno: quello è calcio di rigore. Sempre. C’è però un problema grosso, ovvero sia che la decisione su alcuni episodi (per stesso protocollo VAR) tende a essere mantenuta così come la ha valutata l’arbitro in campo. Si preserva la cosiddetta “verità di campo“. Nella situazione Destro-Dragusin, Di Bello è apposto a una decina di metri, ha la visuale sgombra ed è impossibile non abbia visto la trattenuta. Infatti la vede e lo segnala subito con un chiaro gesto delle mani, ma la giudica insufficiente per assegnare rigore, forse condizionato anche dal fatto che Destro è riuscito ugualmente a calciare. Banti, evidentemente, ritiene di non aver elementi per suggerire una revisione. Scelta errata perché è “un chiaro ed evidente errore“. Persino plateale. Di Bello avrebbe potuto leggere “La Mia Liguria” da quanto la maglia gira su sé stessa.
Quantomeno il VAR avrebbe potuto suggerire una puntata al monitor. Così non sarà, non senza proteste a gara in corso e non senza le parole di mister Blessin nel post-partita fin troppo chiare sull’episodio (“non voglio che i giocatori facciano teatro in campo, Destro ha avuto il fairplay di continuare a giocare, ma il fallo è stato chiaro. Mi dispiace tantissimo e mi fa pensare il fatto che non abbiano neppure chiesto al VAR di fare rivedere l’azione all’arbitro”).
Fa pensare anche noi, mister, e ci fa pensare da un intero campionato. Infatti, anche fosse solo per onorare le ultime 13 giornate di campionato prima di salutare la Serie A, non è comunque più accettabile dover scontare in silenzio certe angherie arbitrali. Mai come in questo campionato la classe arbitrale sta condizionando negativamente l’intera classifica, in alto così come in basso, e non è un Genoa-Salernitana ad animare queste righe, bensì la presa di coscienza che questi errori ci sono da inizio stagione e sono errori pesanti. Macigni che ti piombano sulla schiena. C’è chi li ha visti franare sulla schiena degli avversari, chi sulla propria, chi non ha praticamente mai trovato il modo di incassare e reagire, come nel caso del Genoa che ha vinto una partita su venticinque.
Al netto di tutte le difficoltà che sconta il Genoa attuale, che sembrano una sentenza, è però troppo facile dire alla mattina che per procurarsi gli episodi bisogna saperseli cercare, salvo poi cambiare partito alla sera. Troppo facile perché, se quando te li riesci finalmente a procurare cercando di proporre un gioco che porti più giocatori e non i soliti 3 o 4 nell’area avversaria, il metro di valutazione è quello di oggi pomeriggio al Ferraris, senza neppure on field review (quella che per uniformità di giudizio si era vivamente consigliato di intraprendere, fosse anche una volta in più), allora le speranze si riducono al lumicino e diventa lecito pensare che il VAR non ha poi sortito i benefici che si auspicavano.
È chiaro a tutti, compreso chi qui sta scrivendo, che a direzioni arbitrali insufficienti, alla luce di certe situazioni di classifica, devi passare sopra come uno schiacciasassi con la forza di volontà di chiudere le partite, di non subire uno “shit gol” – per citare il “we get (sorry) a shit, shit gol” pronunciato da mister Blessin ai canali ufficiali nel dopogara – e di non sbagliare il possibile 2-0 innescando il contropiede del pareggio. Ed è chiaro a tutti anche che se non vinci in casa da 295 giorni ci sono problemi che vanno oltre l’errore di un direttore di gara. Resta il fatto che non si può fare finta di nulla, soprattutto se un piccolo episodio potrebbe anche solo aiutarti a sbloccarti mentalmente: le gare sono fatte anche di episodi, di gioco e arbitrali, e sono fatte da sempre di decisioni giuste e decisione sbagliate. In casa Genoa, tuttavia, la bilancia pende prepotentemente verso il piattino con l’etichetta “sbagliate“.