L’Italia di Mancini vince a Budapest, convince per 60 minuti, raddoppia il gol di rapina di Raspadori con quello di Dimarco, dopodiché fa tornare i brividi per il ritorno alle gare precedenti, quelle giocate prima della vittoria con gli inglesi di venerdì scorso.
L’Italia è stata in balia dell’Ungheria dopo il raddoppio non sapendo tenere un pallone, sbagliando passaggi elementari, tanto da chiedersi cosa sarebbe potuto succedere se gli uomini di Marco Rossi invece di giocare la sfida all’italiana prima non prendendole, stando in dieci dietro la linea del pallone, avessero subito tentato di giocarsela a viso aperto. Ai magiari bastava un punto per raggiungere uno storico risultato.
Primo tempo azzurro alla grande sulle corsie laterali, con cambi campo che hanno esaltato in particolare Dimarco. Speriamo che Inzaghi smetta di piangere l’uscita di Perisic…Il 3-5-2 di Mancini era efficace perché in quel sistema di gioco è stato fondamentale il gioco dei centrocampisti e dal loro comportamento è dipeso un carattere prevalentemente offensivo.
Nel secondo tempo, dopo il raddoppio, l’Ungheria ha alzato baricentro e pressing. Il ct Marco Rossi ha utilizzato la qualità e gli Azzurri sono andati in apnea per venti minuti salvati da cinque parate di istinto di Gigio Donnarumma, il migliore in campo con il già citato Dimarco.
La cosa più difficile era raggiungere questo risultato e non è stato solo per meriti dei figli di Puskas, ma anche per uno stadio straripante di tifo per oltre 90’ di gioco. A questo punto c’è da chiedersi come i magiari con la difesa che si ritrovano abbiano fatto a vincere nel girone di Nations League due volte l’Inghilterra e una la Germania. L’Italia nel primo tempo con una partita perfetta e altri 15’ nel secondo li ha annichiliti.
L’Italia ha ritrovato il cuore, l’anima, ma ha avuto la conferma che senza una vera punta sarà difficile andare avanti. Raspadori, al quinto gol in azzurro, è bravo ma non è un centravanti. Gnonto deve crescere: anche in Serie C si possono trovare giovani di buone speranze. Scamacca e Gabbiadini subentrati, ma non pervenuti.
L’Italia ha ritrovato se stessa? Troppo presto per affermarlo, troppo tardi per andare in Qatar. La speranza che qualcosa accada in futuro dopo aver afferrato la seconda consecutiva Final Four.
Il successo di potersi andare a giocare un’altra possibile finale non farà squillare trombe. Brucia per tutti essere fuori dal Mondiale, anche per il ct Mancini che a fine gara, a chi gli chiedeva un giudizio sul futuro azzurro, malinconicamente rispondeva: “ne parliamo dopo dicembre, ci sono troppa amarezza e rabbia”.
Nessuno canterà vittoria per il risultato contro gli orfani della Regina e nella terra di Orban. Nessuno canterà vittoria perché gli inglesi sono retrocessi nella Nations League B e delle sconfitte della Germania .
Loro parteciperanno al Mondiale dei Cammelli e noi davanti alla TV, per di più con due inutili partite da giocare contro Albania e Austria. La positività della vittoria in Ungheria è che il 9 ottobre Mancini e la sua band saranno testa di serie nel sorteggio del prossimo Europeo.
Adesso dopo questo nuovo risultato raggiunto dalla Nazionale italiana, come sempre è successo dopo un risultato positivo, non bisogna arrabattarsi e invece di salire prendere la discesa. Tutte le colpe non sono di Mancini e degli altri tecnici che lo hanno preceduto, ma in larga parte della FIGC che non è riuscita a fare riforme, a creare un sistema per far giocare più calciatori italiani in Serie A, a rinnovare stadi e far crescere i settori giovanili creando un’alleanza con la Lega calcio e le società.
Lo schiaffo di Lotito, che domenica non ha fatto partire Immobile per l’Ungheria ne è la prova lampante: la FIGC conta poco e se il bomber domenica giocherà sarà un’altra figura da tarallucci e vino per Gravina e compagnia.
Buoncalcioatutti una soluzione – meglio premettere: forse da fantacalcio – la aveva data a suo tempo: far giocare la Coppa Italia solo ai calciatori italiani della prima squadra rimpolpati da quelli che giocano in Primavera, prima che nel campionato Primavera ci siano più stranieri che italiani in campo.
Per fare la rivoluzione del calcio in Italia servono dirigenti nazionali, in FIGC con i palloni in mezzo alle gambe e non appoggiati sulle poltrone dai Dilettanti alla Serie A.