Il campionato di B si conferma equilibrato e incerto. Sabato scorso c’erano 7 squadre racchiuse in quattro punti al piano superiore della classifica, alla decima giornata in 9 in cinque punti nelle zone alte della classifica.
Il quadro alla decima giornata presenta una situazione indecifrabile non solo davanti ma anche in fondo alla classifica con 10 squadre in 5 punti tra le quali Pisa, Benevento, Venezia, Como e Palermo date in posizioni migliori nella griglia di partenza.
Chi è andato al comando perde subito il primato in un continuo riavvolgersi della graduatoria. È questa dopo dieci giornate la principale suggestione di un campionato che non ha il tenore tecnico e fisico della Serie A e per tale motivo regala spesso suspense. Quello che salta all’occhio – per chi lo vuole aprire – è che è la sola regolarità del Genoa ad aver prodotto sempre delle certezze, tra cui quella di non aver perso la strada.
Il Genoa, non a caso, è in testa alla classifica, e si gode il suo momento e le cifre lo confortano. Cambiano gli uomini per gli infortuni, un po’ per la gestione delle risorse ma resta un gruppo coeso, convinto di quello che gli si chiede e voglioso di portare casa la partita. I campioni del Mondo del 2006 vanno due sugli altari (Grosso è primo e De Rossi si risolleva), mentre Cannavaro è penultimo ultimo in classifica.
Sabato scorso era giornata di big match. Il primo era sicuramente Ternana-Genoa. Prima contro seconda in classifica. La solita storia alla vigilia per giornalisti e tecnici che affrontano il Genoa è definirlo una corazzata, quando però le avversarie perdono non si ammette la superiorità del Grifone e di Blessin. Lucarelli: il rigore è stato un cazzotto anche dopo averlo visto e rivisto al replay del VAR. La realtà è che il tecnico rossoverde ha perso nel secondo perché ha sbagliato i cambi, mentre Blessin ha vinto perché non li ha inventati ma studiati. Lucarelli lodato perché aveva vinto gare approfittando del calo degli avversari: con il Genoa non è successo. Massimo Coda si è ripreso la vetrina con i suoi gol, e non solo anche per il tiro da fuori area: era solo questione di tempo. Adesso al rosario dei consigli e delle critiche a Blessin si aggiungerà: Coda gioca meglio con Puscas vicino?
Nessuna sorpresa per Blessin e il suo staff, esattamente come quella di far giocare Badelj e Strootman insieme. È solo questione di lettura e gestione delle gare prima e durante lo svolgimento. Peccato che le analisi sulle gare si facciano solo sui gol, sulle parate e sugli ingressi dei roo come quello di Strootman e non su quello fatto complessivamente dalla squadra, sia dalla panchina sia dal mister. La stessa operazione consiste nel fare le pagelle dove contano i singoli errori invece che la prestazione collettiva del singolo calciatore. Una partita vive e si gioca per 100 minuti e non solo di episodi. Chissà perchè la matita rossa per analizzare gli errori è sempre viva e quella blu per le positività latita, basterebbe fare la media e i voti potrebbero cambiare.
Spal-Cosenza 5 a 0. La pubblicità anche nel calcio è l’anima della notizia. De Rossi e la Spal elogiati per la “manita” al Cosenza senza tenere conto del valore degli avversari, per lo più rimasti in Sila. Importante mantenere questo trend di esaltazione della stampa sportiva su De Rossi sabato prossimo quando al Mazza scenderà una squadra tosta come il Südtirol di Bisoli che non guarda in faccia nessuno.
Südtirol-Parma 1 a 0. Gli altoatesini in casa o fuori casa non si fermano più. Bisoli dal suo arrivo sotto le Alpi ha collezionato 17 punti, 5 vittorie e 2 pareggi. Un partita stregata per i Ducali che costruiscono ma non sfondano. Agli altoatesini basta solo un gol, anzi eurogol di Nicolussi Caviglia, per dopo difenderlo con le unghie e con i denti fino alla fine.
Frosinone-Bari 1 a 0. Urlo del Frosinone solo perché vola in testa alla classifica, ma i ciociari dovranno farsi un esame della partita dopo aver giocato più di 80 minuti con l’uomo in più rischiando anche di prendere gol dal Bari. I Galletti hanno abbassato la cresta dopo tre sconfitte consecutive tra campionato e Coppa Italia.
Reggina-Perugia 2 a 3. Tonfo dei calabresi sorpresi dal redivivo Perugia di nuovo sotto la guida Castori. Il tecnico ritornato in settimana prima degli allenamenti ha voluto mettere subito in chiaro le cose e capire chi ci stava e chi invece no. Il risultato si è visto nel primo vista la carica al “bacio” perugina. Inzaghi alla prima sconfitta casalinga ha fatto fatica a riprendersi, ma alla fine sotto di 3-0 ha rischiato anche di pareggiare.
Brescia-Venezia 1 a 1. Altro stop per le rondinelle di Clotet. Giocano il primo tempo, si chiudono danno spazio ai lagunari che pareggiano all’87’ di gioco.
Como-Benevento 2 a 1. Cerri, il bomber ancora a secco dopo 10 giornate, porta i Lariani e il tecnico Longo fuori dalla zona playout con due reti. La cura Cannavaro non funziona: il troppo “tam tam” giornalistico nazionale dal suo arrivo non lascia tranquillo il Capitano mondiale del 2006. Alla fine ha rassegnato le dimissioni perché “troppe le aspettative dal mio arrivo tradite”. Nonostante la motivazione, sono state subito respinte dalla società che crede nel suo lavoro. Il Como respira come il tecnico Longo con la sua panchina traballante, il Benevento trema con gli stessi punti del Como a due punti dal fondo.
Palermo-Cittadella 0 a 0. Giusto premettere che giocare con il Cittadella, in particolare tra le mura amiche, non è facile e non sarà facile per nessuno. Il Palermo è rimasto al palo in una gara che tutti volevano vincere allungando la serie negativa di cinque gare senza vittoria con lo spauracchio di non aver trovato il gioco auspicato con l’arrivo del Genio. Il Cittadella non ha fatto il pieno dopo che aveva messo paura al Barbera, probabilmente per le scorie della Coppa Italia e il viaggio nelle gambe.
Pisa-Modena 4 a 2. D’Angelo, il mister arrivato dopo Maran, riporta a vincere il Pisa tra le mura amiche, un risultato che non maturava dal maggio scorso. Il Pisa va sotto, dopo ribalta Tesser e il Modena illusi di poter far la gara in contropiede e dalla “manita” della settimana precedente rifilata al Como. Dopo la formazione toscana dilaga con i cambi di D’Angelo tutti a trazione anteriore.
Il posticipo del lunedì sera è Ascoli-Cagliari (2-1): dolce per Bucchi, poco trascendentale e amaro per Liverani che dopo dieci giornate fatica a trovare la quadra sia in difesa sia in attacco, entrambi evanescenti e con il portiere sardo pronto a regalare due grosse “olive ascolane” collezionando due errori decisivi per il risultato. Il portiere sardo ha sbagliato, ma la prima volta che il Cagliari ha impensierito il dirimpettaio è stato all’87′ con il gol di Pavoletti. Bucchi alla fine afferma che l’estetica bisogna metterla da parte, Liverani pensa alla panchina che potrebbe traballare se non troverà l’identità giusta annunciata nel mese di agosto.