GLI APPROFONDIMENTI SUL GENOA
REPUBBLICA – L’edizione genovese di Repubblica dedica spazio questa mattina alle “idee di Blessin per il Como” e del fatto che l’allenatore rossoblu sia alla ricerca di un “partner per Coda“. Ieri la doppia seduta tenutasi al centro sportivo Signorini ha visto la squadra e lo staff gettarsi a capofitto verso la sfida contro il Como. Tengono banco alcuni temi, specialmente quello su Milan Badelj: al ritorno della squalifica, si attende di capire se potrà giocare dal primo minuto e magari in coppia con Strootman.
SECOLO XIX – “Genoa contro Como, progetti ambiziosi per un futuro vincente dopo i regni di Preziosi“. Così titola il Decimonono in questo venerdì mattina di avvicinamento alla gara di domenica contro il Como. Ala famiglia indonesiana degli Hartono rispondono i 777 Partners, che “inseguono la Serie A con fiducia a Blessin e modello multiproprietà“. Nel ricordare la scomparsa di Gino Bondioli, scopritore fra gli altri di Mattia Perin ed elemento di spicco dello Scouting rossoblu negli anni passati, il quotidiano parla anche del ballottaggio tra Semper e Martinez. Un ballottaggio che terrà banco anche in vista della gara con il Como.
LA PROVINCIA DI COMO – Il contenuto da rassegna stampa di maggiore interesse questa mattina risulta l’intervista che La Provincia di Como ha fatto con Enrico Preziosi, ex presidente sia del Como sia del Genoa. “Genoa-Como la mia partita? Già. Non mi chieda per chi tifo. Scontato: Genoa. Diciotto anni non si cancellano” è l’esordio dell’ex patron rossoblu. “Avete presente quando qualcuno ti fa del male, e l’unica maniera per dimenticare è cancellare? Ecco, Como mi fa quell’effetto. Abito a Lugano, e se devo attraversarla di passaggio, mi prende un sentimento di disagio. Le cose non sono mai raccontate bene. Mi spiace. Se la gente a Saronno, a Como e a Genova ha finito per insultarmi, o screditarmi, significa che qualche errore l’ho commesso anche io. Non sono soddisfatto di quanto ho fatto, perché alla fine ho perso. Se questo è il ricordo che si ha di me, ho perso“. Nelle parole di Preziosi si torna anche sul passato di Saronno (“mi hanno addebitato un fallimento arrivato due anni dopo dalla mia partenza“) e sulle vicende legate alla sua parentesi al Como (“mi hanno tirato un bel tranello. Con tutti i soldi che ci ho messo. Ma non ce l’ho con nessuno“).
Si prende la scena, indubbiamente, la parte legata al Genoa. In particolare, a chi gli domanda se abbia sorriso dopo la retrocessione della passata stagione, Preziosi dichiara: “E invece no. Mi è spiaciuto. Anche perché era facile concludere che avevo messo il Genoa in mani sbagliate. E non era vero. Ma sono stati fatti errori importanti, come prendere Shevchenko. Urlavo al telefono con i proprietari, chiedevo “ma cosa state facendo? Va beh, torneranno su“. Tra i punti in comune di Genoa e Como, oggi, non vi è sicuramente la classifica, ma il fatto di appartenere a due proprietà straniere. “Difficile gestire a distanza – dichiara l’ex presidente – Il calcio conserva regole antiche che sono sempre attuali. La proprietà deve essere presente, guardare i giocatori negli occhi. E i giocatori, quando annusano la presenza del padrone, corrono di più. Da lontano è difficile. Molto più difficile. Se mi manca il calcio? No. Sono sincero. In questo anno mi sono disintossicato, sono tornato a fare le cose che so fare bene, a dedicarmi alla azienda e alla famiglia con più serenità, meno frenesia. Anche le partite le guardo con più distacco: da una parte me le godo di più, dall’altra c’è meno adrenalina. Se ho voglia di tornare? Il mio calcio è finito. Questo è un calcio senz’anima, tutto business. Le proprietà straniere non vengono per passione, ma per fare affari. Il tempo dei padri padroni-tifosi, come ero io, è finito. Anche se posso farle una previsione. Tra qualche anno le proprietà straniere torneranno da dove sono venute“. Preziosi ha anche una sua visione rispetto a quanto prevede con le sue parole. “Chi viene da lontano calcola di fare business come nell’entertainment. Profitti sicuri. Ma non calcolano che qui è diverso. Qui la gente non va allo stadio per divertirsi, di divertirsi non gliene frega un fico secco. Qui la gente va allo stadio per vincere, per andare in ufficio e a sua volta vincere le sfide di corridoio. Il controllo si scontra con questa irregolarità impazzita che si chiama passione. E le proprietà straniere non la capiscono, non la gestiscono“.
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