Come siamo arrivati qua? Le facce dei giovani genoani sul campo di La Spezia si chiedevano probabilmente anche questo. Con il cuore ancora a mille, recuperati a tempo quasi scaduto e presi per mano dal portiere Raccichini, incapaci di chiudere una partita complicata forse per presunzione, forse per eccessiva sicurezza. Il Genoa Primavera, nei quarti di finale di Viareggio Cup, è tornato a provare un po’ di paura, la stessa che i cechi del Dukla Praga avevano inferto nella prima giornata del torneo sotto l’aria frizzante di Levanto. I ragazzi di Sabatini, come del resto già dimostrato negli ultimi mesi, hanno saputo ribattere colpo su colpo. A forza di andare controvento, alla fine si scopre che è un brivido quasi piacevole, basta non esagerare per non rischiare di perdere tutte le tue cose per strada. E basta un attimo. Mai pensare di avere tutto sotto controllo: il Chelsea ghanese, unito e persino in ginocchio per pregare in un posto fra le grandi, insegna.
Un girone complicato, nessun risultato scontato, dimenticate le goleade: conta la sostanza, e gli errori banali (soprattutto sotto porta) sono ancora troppi. Poco male. La forza del Genoa? Saper fare risultato, in un modo o nell’altro. Tradotto: quel che non è riuscito nei primi due o tre mesi di campionato, quando “stavamo soffrendo veramente tanto e i ragazzi ci stavano male”. “Credo che questo sia un giusto premio a loro, perché ce l’hanno messa tutta” ci ricorda un soddisfatto e sorridente Sabatini. Se l’assenza del portiere titolare non si è fatta sentire nemmeno per un minuto, gli innesti studiati dal direttore sportivo Carlo Taldo (Cella in cabina di regia, Ricci al centro della difesa, Tiago Gonçalves sulla fascia) stanno arginando e non poco i buchi lasciati da Rovella, Candela, Raggio, Zvekanov, Dumbravanu, Oliver Verona e Micovschi, gli ultimi due ancora alle prese con problemi fisici. Fallou si è calato nelle vesti di centrale saracinesca, Vasco si è riscoperto mezz’ala, Bianchi e Ventola hanno capitalizzato quel che andava capitalizzato.
Il Genoa è ancora on the road, peraltro l’unica selezione a rappresentare la Serie A Primavera. Bologna e Parma sono un gradino sotto, e forse arrivati a questo punto può rivelarsi un leggero vantaggio, i belgi del Brugge hanno rovinato la festa a chi sperava in un quartetto tutto italiano nella prima Viareggio che non si gioca a Viareggio. “La strada lunga e tortuosa, che conduce alla tua porta, non scomparirà mai: quella strada l’avevo già vista prima”, parola dei Fab Four nel 1970. Lunga come la lotteria dei rigori, tortuosa come la schiera di trasferte collocate a distanza di due giorni. La prossima, a Forte dei Marmi contro un Parma mattatore della Fiorentina, potrebbe essere la penultima. La porta della finale, già toccata con mano nel 2007, non era mai stata così vicina da quei giorni. Ai Grifoncini di oggi va dedicata The Long And Winding Road, una canzone un po’ datata, che forse verrà apprezzata in maniera più sentita dai meno giovani. Del resto l’abbiamo già scritto: sarebbe la vittoria di tutti, dal magazziniere al capitano. E crederci non costa più nulla.
Viareggio Cup, Genoa in semifinale: un traguardo che mancava da 12 anni – VIDEO