Franco Scoglio un giorno disse: “La sconfitta mi esalta come le vittorie, perché solamente così posso riassaporare degli stimoli insostituibili.” Il cammino del Genoa Primavera nel Torneo di Viareggio, terminato con una cocente sconfitta ai calci di rigore, lascia un retrogusto amaro ma potrebbe rivelarsi una seconda svolta della stagione, nella speranza di riuscire a farsi largo nella corsa per i play-off. C’è mancato poco per fare la storia, c’è voluto troppo poco per mandare in frantumi un bel sogno e farlo rimanere tale. Nonostante le lacrime e i rimpianti, sul cammino i ragazzi di Carlo Sabatini hanno lasciato più di un sorriso.
Da veri grifoni, hanno saputo soffrire, reagire e portare a casa vittorie di spessore dalla prima giornata (contro i cechi del Dukla Praga) fino ai quarti di finale (nonostante la doccia fredda per un gol allo scadere). Corpo di un leone, testa d’aquila. “Siamo questi, siamo il Genoa” ricordava Matteo Piccardo in un messaggio pubblicato via Instagram poche ore dopo l’altrettanto sudata vittoria contro il Parma in semifinale. Un’altra vittoria da grifoni, mai al sicuro ma sempre vivi, pronti a passare con grinta e con le unghie sulle avversarie in una competizione particolarmente travagliata. Vuoi per le tante convocazioni in nazionale, vuoi per le avversarie di cui si conosce poco, vuoi perché giocare ogni due giorni unisce lo spogliatoio ma non aiuta chi cerca di arrivare fino al gran finale. Testa bassa e pedalare, faticare. Ben consapevoli di aver vissuto due mesi terribili, sportivamente, superati anche grazie al lavoro di chi sul campo non può entrare. Magazzinieri, fisioterapisti, veterani, vera forza di una squadra che ha cercato di superare i propri limiti .
Saper tirare fuori il meglio anche da molti ragazzi che prima d’ora avevano faticato, trovato poco spazio, da quelli appena arrivati a Genova e dai tre giocatori in prova, è sintomo di rispetto, organizzazione e dedizione. Bravo mister, bravo Carlo Taldo, bravi tutti. Seguirvi sul campo è stato come tuffarsi nel sogno di una squadra intera. Senza dire una parola, lo si percepiva con gli occhi e lo si respirava nell’aria. A trionfare, lo scrivono anche i Radiohead, è sempre la forza di gravità; quella di un pallone spiovente all’ultimo minuto, capace di piegare le gambe a una squadra già pronta per festeggiare. E forse è proprio qui l’errore, ma va bene così. Meglio rifugiarsi in uno dei più banali “sbagliando si impara”.
Terminati i ringraziamenti, cala il sipario, torna il campionato e l’obiettivo deve essere la ricerca di un posto per le fasi finali: una squadra così in crescita, pronta a recuperare alcune punte di diamante, non può permettersi di crollare per un brutto giro di giostra. Capitan Bianchi e tutti gli altri trascinatori della squadra dovranno imparare a prendersela sulle spalle già da domani. Qualcuno a dire il vero lo ha fatto anche ieri con un colpo da cineteca.
Bravo anche chi ha trovato i mezzi per assistere ed appoggiare la Primavera rossoblu al Picco di La Spezia, come fatto da tutte le leve del settore giovanile, al gran completo per l’ultimo atto della Coppa Carnevale. Tutti imbellettati, sorridenti e pronti a fare il tifo. Da Chiappino a Rotella, dal più grande al più piccolo, tutti con uno scudetto sul petto. Quanto sarebbe stato bello avere sugli spalti anche la prima squadra? Inutile fantasticare a ritroso. Calarsi in un flashback su Bologna-Genoa fa più male di quanto si potesse immaginare, e questo è segno di quanto la Primavera rossoblu abbia saputo unire in 16 giorni di torneo. Oltre alla carica dei trecento genoani in curva, da casa e dalle tribune sono volate urla di sostegno. Persino da qualche addetto ai lavori, ma quando cominci a fare un bel sogno diventa difficile dover aprire gli occhi di prima mattina.
Sono le 11 di mattina e da oggi tutti torneranno a scrivere, discutere, masticare solamente il calcio dei grandi. Solo per informazione, per chi se lo fosse perso, i giovani balordi di Carlo Sabatini sono stati capaci di colmare in maniera quasi insuperabile il vuoto lasciato da una settimana di sosta per le nazionali. Chi se n’è accorto solamente nel giorno in cui hanno raggiunto la finale, non sa cosa si è perso. La vostra vittoria, giovani balordi, è stata conquistata lungo il cammino. Ed ora, anche se fa male e avete visto rimandare i 15 minuti di celebrità che avreste meritato, ora non fermatevi. “Toglietevi quel muso” e andate ad abbracciare chi vi ha sempre seguito, chi se lo merita davvero.