Finalmente a cinque giornate dalla fine del campionato e dopo 18 giornate, quasi un intero girone in cui Gilardino è seduto sulla panchina del Genoa, si è inteso che “che il gioco non si compra“. Il Genoa attualmente in questa B è un mix di organizzazione di gioco che moltiplica capacità individuali, forza, soluzioni e autostima.

Tutti si muovono collettivamente in modo sinergico, compatto ed organico, esaltando personalità, fantasia e fisicità. Tutto ciò agevola la tecnica e riduce la fatica, che sembra dividersi in parti uguali.

L’organizzazione, il pressing, la capacità di difendersi correndo in avanti anche per pochi metri e non rinculando per 50/60 metri condiziona gli avversari quando sono in possesso pallone, impedendo le ripartenze avversarie grazie a chiusure preventive e marcature a scalare che bloccano il rivale. La forza attuale del Grifone è che tutti partecipano attivamente e non ci sono reprobi, ma tutti sono esaltati dal gioco che li alimenta.

Il gioco non si compra e Gilardino lo ha creato con idee, lavoro, impegno, serietà, facendo capire alla squadra che tutti possono essere funzionali all’obiettivo finale e al progetto tecnico e professionale. Se hanno talento, meglio, ma Gilardino non lo rimarca dentro spogliatoio perché una casa si costruisce con l’aiuto e l’impegno di tutti, non solo degli architetti.

Il calcio non si compra quando i dirigenti fanno fare alla società forte la figura di una parente povera, silenziosa, mai polemica, distinta, senza sfarzo. Al Genoa attuale si ha l’impressione che, come direbbe Seneca, “comandare non significa dominare, ma compiere un dovere“. Nel calcio attuale a tinte rossoblu a Villa Rostan si vince tutti insieme, da Blazquez a Zangrillo, da Ricciardella a Spors, da Ottolini a tutti gli altri dietro le scrivanie compresi allenatore, staff, giocatori e tifoseria. Nell’attuale Genoa, eccetto che sul campo, non ci sono più tanti capi che curano solamente il proprio orto, ma una organizzazione in mano ai giovani.

La nevrastenia è antica quanto il mondo e in questa Serie B vige per “colpa” del Genoa. Nevrastenia perché il Vecchio Balordo vede la meta, consapevole che dovrà ancora fare battaglie, ma molti gufano affinché inciampi. Un ritornello noto dalle prime giornate di campionato quando tutti lo vedevano come una corazzata, in particolare quando sparava a salve, mentre adesso che lo è non sanno a cosa attaccarsi.

L’ultima arriva dal Capitano del Bari, Di Cesare, calciatore di età e di esperienza. “Mi fa sorridere sentire Gilardino parlare di sogno, con 33 milioni di ingaggi a disposizione, solo loro possono perdere questo campionato. Il sogno è nostro“.

Signor Di Cesare, la bocca è una virtù e altre parti del corpo una necessità. Se contasse i rigori avuti e le partite giocate in superiorità numerica, il suo sogno sarebbe di non giocarsi i playout.