Al termine della stagione che ha riportato il Genoa in Serie A, ai commenti di fine anno si unisce anche quello del nostro Mario Ponti, che in una breve intervista ha raccontato la stagione dal suo punto di vista.

Come valuti la stagione e la promozione del Genoa e in particolare la svolta impressa da Gilardino?

“Gilardino è stato molto bravo a entrare in spogliatoio con umiltà. Ha scelto di confrontarsi con i giocatori, senza imporsi dall’alto. E ha coinvolto tutti, dal primo all’ultimo. Ha creato un gruppo compatto e tutti, incluso chi alla fine ha giocato poco, ha fatto il possibile per centrare questo importantissimo traguardo. Ha dimostrato intelligenza, pragmatismo, capacità di adattamento. Quando è subentrato a Blessin, la situazione era tutt’altro che facile”.

Non trovi che la scelta del 3-5-2, nel calcio di oggi, non sia il massimo della modernità?

“Assolutamente no. Gilardino ha valutato che in quel momento fosse l’opzione migliore e ha puntato su un 3-5-2 che ha valorizzato moltissimo Vogliacco, impiegato poco o niente da Blessin, e non in quel ruolo. Gila avrebbe potuto disegnare un 3-4-1-2 o 3-4-2-1, ma con il 3-5-2 ha ottenuto la promozione e va bene così”.

Chi sono stati i giocatori decisivi?

“Martinez ha avuto qualche difficoltà iniziale, poi ha ingranato alla grande ed è stato determinante anche con i piedi, nella partecipazione al gioco e nella costruzione dal basso. Il trio difensivo Bani-Vogliacco-Dragusin è stato superbo. Dragusin è stato impressionante nella fase difensiva , ha mostrato una fisicità superiore e ha segnato gol decisivi in partite importantissime. A centrocampo Badelj e Strootman hanno apportato tonnellate di esperienza: in Serie B due giocatori così fanno tantissima differenza. E poi Gudmunsson, con la sua fantasia nella velocità e con i suoi gol”.

Pensi che Gilardino vada confermato?

“Assolutamente sì e mi pare che la società vada verso questa decisione. Si è guadagnato la riconferma sul campo. Permettetemi una nota che forse non piacerà a tutti: il Genoa ha svoltato nel momento in cui Blessin è stato esonerato e Spors ha assunto l’incarico di supervisore tecnico delle squadre del gruppo 777 e si è allontanato da Genova. Riconosco a Spors il merito di aver portato al Genoa giocatori molto bravi quali Gudmunsson, Frendrup e Martinez, però penso che il calcio non sia una questione di dati e di algoritmi. Il calcio va vissuto e “sentito” sul campo”.

I 777 Partners sono stati di parola. Un anno fa avevano detto “Only One Year” in Serie B e così è stato.

“E io li ringrazio tantissimo, ci hanno riportato subito in Serie A. Adesso vorrei che ci garantissero un futuro tranquillo, senza fretta, con calma, un passo alla volta. Per la prossima stagione basterebbe una salvezza serena, con qualche giornata di anticipo. Poi si potrebbe programmare una crescita ulteriore, magari l’avvicinamento al piazzamento utile per la Conference League. Ribadito che Gilardino va benissimo, vorrei che nel futuro del Genoa ci fossero allenatori che fanno praticare un calcio propositivo alle loro squadre. Penso a De Zerbi, a Gasperini, a Juric. Lo so che per noi sono nomi inavvicinabili, ormai, ma mi interessa definire il profilo. Non vorrei, come in passato, che prendessimo dei tecnici che lavorano su concetti e idee vecchie, improntate al difensivismo”.


Genoa, Martinez al termine della stagione: “Non finisce qui, ci vediamo in Serie A”

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.