C’è da diffidare non solo del VAR, ma anche dei rapporti che i direttori di gara scrivono al termine delle partite? Con il VAR ci sarà pure la certezza di scovare il fuorigioco (ancora per alcuni mesi, dopo cambierà all’Europeo) per un mignolo dell’attaccante davanti al difensore tradendo il senso del gioco e del regolamento del gioco calcio.
L’unica certezza è la Goal Line Technology che permette di scoprire se il pallone ha superato la linea di porta tra i pali, ma in tutti gli altri casi il VAR ha raddoppiato i dubbi senza cancellare gli errori evidenti anche a colpo d’occhio nudo e distanti dal terreno di gioco.
Quando entra in ballo la discrezionalità, come in occasione di falli e ammonizioni, ossia il fattore arbitro, il fattore umano, tutto diventa una chimera non applicando il Regolamento in modo uniforme. C’è da chiedersi perché in Champions e in Europa League – e negli altri campionati – le vicende sembrano più chiare.
In Genoa-Milan c’è stato il famoso fallo di mano di Pulisic. A 48 ore dalla gara i dirigenti dell’AIA hanno continuato a dire che non c’erano immagini chiare. Fra 15 giorni ci sarà lo scambio di vedute tra arbitro e VAR. A chi serve?
Si vuol far funzionare il VAR? Mettere il tempo effettivo di gara, facendo ascoltare i colloqui tra VAR e arbitro e facendo vedere le immagini come accade nel rugby e come visto nel campionato Mondiale appena giocato. Non farle vedere 15 giorni dopo dove in pochi hanno la certezza che non sia stato aggiustato. Sono 14 i VMO, ossia gli specialisti VAR a disposizione, ma neanche il 50% di quelli davanti alla TV ha appeso il fischietto o la bandierina al chiodo con meriti arbitrali. Se si continua a sbagliare a Lissone, davanti alla NASA arbitrale e con l’ausilio di tante tv e di tanti replay, allora qualcosa è da cambiare.
Il rapporto di Piccinini di Forlì, l’arbitro di Genoa-Milan, non è stato congruo rispetto a quanto successo nel fallo di Maignan su Ekuban. Altro errore importante del direttore di gara.
Se avesse fischiato subito senza applicare il vantaggio, altro grave errore, con tre uomini per terra ci potevano stare la negligenza, l’imprudenza, la vigoria sproporzionata da parte del portiere rossonero, ma essendo andato a vedere le immagini al monitor prima di estrarre il rosso quel fallo era da catalogare da condotta violenta (anche se il pallone era in gioco) vista la brutalità dell’intervento che avrebbe potuto causare gravi danni all’avversario. Il portiere del Milan avrebbe dovuto mettere minimo due giornate di squalifica.
Dispiace che il secondo giornale sportivo italiano abbia scritto che il caso si è sgonfiato dopo la punizione inflitta al Giudice Sportivo: “era prevedibile che Maignan avrebbe saltato una sola giornata, il suo intervento sì è stato pericoloso ma si è trattato di un grave fallo di gioco già sanzionato sul campo da un cartellino rosso” (al 90’ se non di più). In casa Milan sono stati sempre sicuri di una sola giornata di squalifica. Nasce un dubbio: chi ha scritto il rapporto finale della gara? Piccinini o il Milan?
La fortuna di Maignan è stata solamente quella di aver colpito con il ginocchio alto una roccia fisicamente come Ekuban, altrimenti oggi si sarebbe potuto raccontare qualcosa di diverso.