Senza parole…tanti rimpianti. È difficile scrivere di Genoa in questo momento come tante altre volte degli ultimi anni. Mancano le parole a meno che non si scriva quello che vogliono sentire gli altri, come succede in politica, senza però trasformare le parole in fatti.
Per questo motivo la prendiamo larga parlando di Europa e cercando di trovare una soluzione per il futuro attuale e prossimo del Vecchio Balordo. Per l’attuale ce n’é solo uno. Invece di andare in ritiro venerdì prossimo, salire, anche a piedi, sul Monte Figogna dalla Madonna della Guardia.
Fuori dall’Europa come sempre in Primavera non è un fallimento solo di Juventus e Napoli, ma di tutto il calcio italiano. Il fallimento, meglio ripetere, è di tutto il calcio italiano. La Juventus ha fatto male a sé stessa con la sua forza solo dentro lo stivale e ha provocato abitudini che non possono convivere con il calcio europeo e non solo a livello di Inghilterra, Spagna, Germania. Perciò se si vuole uscire da quest’altro disastro post-Svezia bisogna finirla coi calcoli tattici e strategici mettendo da parte agonismo.
Perché il calcio italiano, la Juventus, il Napoli in inverno giocano alla pari con Atletico Madrid, PSG Liverpool e, poi, in Primavera sbracano? Se si vorranno fare risultati in Europa bisognerà a tutti i livelli, compresa la Serie B, prima farlo in Italia giocando tutte le gare con la stessa intensità.
Anche il Tiki-taka di Guardiola ha fatto la fine del calcio italiano. Il Manchester City ha speso 608 milioni di euro negli ultimi tre anni e non ha mai vinto nulla.
L’Italia è scomparsa dai radar europei. Brera questo ennesimo calcio nel sedere al calcio italiano lo definirebbe, anche se non sono più i tempi e senza offendere nessuno e lasciare da parte il sessismo, un calcio femmina. Ovvero, le squadre italiane nel campionato si adeguano e si modellano all’avversario per sfruttarne sempre le mancanze. L’Ajax ha dimostrato che non si vince con i bilanci e gli stadi di proprietà, anche se ormai in Europa ormai sono tutte proprietarie di uno stadio e le squadre che vanno per la maggiore hanno sulla carta i migliori allenatori, che però vincono con i migliori calciatori.
In Inghilterra fanno risultati perché giocano partite in continuazione, anche in allenamento, con le squadre titolari che non passano gli allenamenti con i giochi di posizione e compagnia.
L’Ajax e le altre squadre vanno a cicli e vincono tramite le famigerate plusvalenze, che però dopo non vengono utilizzate solamente per mettere a posto i bilanci, ma per scegliere gli uomini più funzionali in quello che chiamiamo “progetto”. Per fare venire fuori dei collettivi di giovani talenti applicati al gioco e non essere indietro per mentalità, tattica e qualità. Nel calcio si vince con gioco organizzato, palleggio, intensità e verticalizzazioni: tutte cose che non si possono improvvisare.
Basta fare statistiche e privilegiare i numeri del possesso pallone, che da noi serve solo per mettere in sicurezza la propria porta e non per assaltare le difese avversarie. Non basta comprare un fuoriclasse per vincere. Più che inventare un gioco, un modulo, l’unica strategia europea è quella di allenare le squadre ad avere la stessa intensità anche contro il Roccapepe.
Preziosi potrebbe avere anche ragione quando parla di plusvalenze senza le quali ormai sparirebbe il calcio italiano, eccetto per la Juventus, anche se a Pegli è giunto il momento di utilizzare gli avanzi dal bilancio per mettere su una squadra che almeno si giochi qualche turno di Coppa Italia e non lasciare le penne con Alessandria ed Entella, con tutto il rispetto.
Oltre salvarsi, questo bisognerà chiedere a Preziosi se non troverà il compratore: ai ragazzi della Nord, agli anziani della Nord di aiutare il Vecchio Balordo a salvarsi e dopo capire in anticipo quali sono le intenzioni sul prossimo campionato tramite la campagna acquisti, visto che quella delle vendite è quasi già conosciuta.
Chiedere di fare un calciomercato per tecnica e non per ingaggiare calciatori che già procuratori e agenti portano a chili, non utili al gioco di nessuno. E dopo tenerli a libro paga per qualche anno.
Gli osservatori al Genoa negli ultimi anni sono serviti a poco. Hanno girato l’Europa in lungo e in largo e i giocatori scelti, anche se verificati dall’area tecnica della società, non sono arrivati a Pegli. Dopo aver fatto le plusvalenze per sopravvivere, ora si possono ingaggiare calciatori senza svenarsi, ma utili ad un piano tecnico.
Anche Prandelli è su questa strada se si interpretano le parole nella conferenza stampa del venerdì Santo: “costruire un progetto tecnico che duri negli anni? Rimanderei tutto a fine campionato, soprattutto il come posso vedere il futuro e la programmazione tecnica di una squadra“.
Totò in questa bagarre salvezza queste parole le avrebbe interpretate: “La diffidenza rende tristi”.