Quanto pesano gli errori arbitrali e le revisioni e quante dichiarazioni fanno rilasciare, specialmente a fine campionato quando si devono fare i conti con la classifica. “Meritiamo rispetto, siamo il Genoa” è stato il monito di Mimmo Criscito in settimana, in vista della gara di Ferrara. Una sfida che metterà di fronte due tra le formazioni più penalizzate dalle scelte arbitrali.
Se la Spal, 4 rigori a favore nelle ultime sei giornate che le hanno fatto fare una volantina salvezza quasi inaspettata, è stata la prima squadra in Italia ad essersi vista annullare un gol perché, nell’azione precedente, non era stato concesso un calcio di rigore all’avversaria (Spal-Fiorentina), e potrebbe oggi avere un punto in più in classifica per quanto accadde all’ottava giornata (fallo netto di Vecino con trattenuta in area ai danni di Djourou e successivo tocco del pallone con la spalla), il Genoa ha condotto un intero campionato come laboratorio per le sue stesse ingenuità e, in fin dei conti, anche per quelle del VAR. E, soprattutto, ha calciato un solo rigore a favore nell’ultimo girone, proprio all’andata contro la Spal. Altri due contro Sampdoria e Udinese.
Oltre al clamoroso rigore non assegnato all’Olimpico di Roma per spinta di Florenzi su Pandev (un errore confermato dal mese di assenza dai campi scontato dall’arbitro Di Bello, ndr), ai rossoblu mancano ancora oggi due rigori in Genoa-Parma. Più lieve, ma punibile, la trattenuta su Favilli (seppur sbilanciato rimase in piedi), mentre assolutamente negligente la mossa di karatè di Bastoni su Mazzitelli. Due episodi che, in una gara poi nefasta per le decisioni prese in seguito, avrebbero potuto fare parlare di un’altra partita.
Tutti ormai sappiamo che quella gara interna coi crociati avrebbe rappresentato uno spartiacque cruciale della stagione rossoblu, con l’esonero assolutamente inatteso di Ballardini e l’inizio di un periodo che avrebbe portato quattro sole vittorie in 26 giornate. A voler essere pignoli, da inizio stagione ad oggi, il Genoa avrebbe dovuto giocare in superiorità numerica la sfida col Bologna al Dall’Ara, se Rocchi non avesse deciso di non reiterare il secondo giallo ai danni di Palacio (62′), e avrebbe forse evitato la rete del Parma al Tardini, se il calcio d’angolo inesistente a favore dei crociati fosse stato possibile revocarlo (ma il protocollo VAR non lo prevede). Agli episodi appena elencati si aggiungano l’irruento stacco aereo di Colley che travolge Romero nel derby di metà aprile a propiziare la rete del vantaggio blucerchiato e quei 2/3 rossi generosi, se paragonati ad altri episodi analoghi, che hanno raggiunto Criscito (Genoa-Spal), Sturaro (Napoli-Genoa) e Biraschi (Sampdoria-Genoa).
Proprio il Parma è stata tra le formazioni più “avvantaggiate” dalla lettura di alcuni episodi. Come accaduto contro l’Inter a San Siro (vittoria per 1-0 alla terza giornata) quando fu un netto tocco di gomito di Dimarco a salvare, quasi sulla linea, un tiro di Perisic. Risultato ancora sullo 0-0 in quella partita, poi decisa proprio da Dimarco con un prodigioso esterno destro dai 35 metri. E diciamo pure che ai parmigiani le braccia si devono vedere poco in questa stagione, perché fra 13esima e 14esima giornata sono ben due gli episodi consecutivi (e sempre con Bastoni protagonista in negativo) a fare gridare allo scandalo prima il Sassuolo, poi il Milan. Tre punti in due sfide che avrebbero potuto essere almeno un paio in meno.
Andamento costante per il Parma, ma c’è un’altra emiliana in lotta per la salvezza che ultimamente può sorridere. Si tratta del Bologna, dalla 22esima giornata in mano a Sinisa Mihajlovic. Parliamo di una formazione in grande recupero sulle dirette concorrenti, vantando peraltro una statistica alquanto singolare: nelle ultime sette giornate ha giovato di cinque rigori, di cui tre consecutivi tra 27° e 29° giornata (tutti realizzati da Pulgar). E dire che non era sempre stato così in casa rossoblu, perché alla settima giornata, pur avendo vinto, al Dall’Ara il Bologna veniva privato di un rigore solare per fallo di Troost-Ekong su Svanberg.
Oltre ai cinque rigori (i due guadagnati col Chievo assai generosi!), all’attuale classifica del Bologna sta giovando anche una svista alla nona giornata. In quell’occasione ci fu una spinta di Nagy su Izzo allo scadere di un Bologna-Torino (2-2). Episodio macroscopico che avrebbe potuto lasciare a bocca asciutta i felsinei e regalare due punti in più alla classifica granata, penalizzata fortemente dalla prima partita della stagione. In quel caso specifico, la scelta di soprassedere fu accolta come una scelta favorevole per il Bologna, in qualche modo scontata a distanza con un episodio a sfavore: il generoso rigore – poi decisivo – per un leggerissimo, quasi impercettibile, tocco di Poli sul braccio su Pussetto (Udinese-Bologna 2-1). Tanto per dire: quel rigore avrebbe indirizzato la gara, oggi uno scontro diretto salvezza. Ci sembra onesto rilevare che se c’era quel rigore, c’era anche quello di Meitè su Kouamè in Genoa-Torino dello scorso sabato. La dinamica è analoga.
Proprio dall’Udinese ripartiamo, procedendo verso la fine di questo approfondimento. La formazione friulana fu pesantemente penalizzata a Firenze alla seconda giornata: rigore netto a causa di un tocco di mano di Pezzella, che se fosse avvenuto oggi sarebbe stato concesso senza ombra di dubbio alla luce della deriva verso la cancellazione tra volontarietà e involontarietà. Pur vero che venne avvantaggiata due giornate dopo (4°) da una leggerezza arbitrale di non poco conto: durante Udinese-Torino fu annullata per fuorigioco una rete al granata Berenguer a causa di una troppo tempestiva chiamata del guardalinee che, senza attendere la fine dell’azione, estromise il VAR da possibili revisioni (dall’annullamento si sarebbe dovuti passare alla convalida della rete).
Se le squadre sopra elencate hanno ancora qualcosa da dire in chiave salvezza, ce n’è una che il prossimo turno lo vivrà quasi come ultima spiaggia: si tratta dell’Empoli, fermo a 29 punti e terzultimo in classifica. Ad oggi, salvo qualche scelta discutibile a favore resa ininfluente dal risultato finale, la più pesante decisione arbitrale è stato il mancato rosso a Maietta (fallo da ultimo uomo) in Udinese-Empoli, poi vinta dai friulani. Un episodio che recentemente ha fatto storcere il naso anche a Prandelli, decisamente irritato per l’accanimento arbitrale sul Genoa dopo il rosso a Biraschi nel derby e la durezza di alcune decisioni prese contro i calciatori rossoblu.
Chiudiamo col già retrocesso Chievo, che a suo tempo, quando ancora qualche speranza di salvezza la nutriva, aveva ricevuto scelte arbitrali e da VAR molto discutibili, come il mancato rigore assegnato per una spinta di Pezzella su Pellissier. Stessa partita in cui si andò a cercare una punta dello scarpino dello stesso Pellissier sulla riga dell’area per annullare la rete di Giaccherini che pareggiava i conti coi Viola. Una gara pirotecnica largamente condizionata dall’arbitraggio. Con grande rammarico e rabbia del presidente Campedelli, il quale in quell’occasione si lasciò scappare: “il VAR è un costo che non mi piace più sostenere“.
VAR, crescono i cartellini gialli. E una volta su tre l’arbitro conferma la propria scelta