Il campionato conferma e registra errori e polemiche sugli arbitri e sul VAR. Rizzoli e i vertici arbitrali ai primi di aprile hanno confezionato l’ennesimo “pesce d’aprile” durante una riunione nei confronti delle società. Con capitani e allenatori presenti, per spiegare gli errori non capiti né a caldo né a freddo, mettendo sul tavolo della discussione la solita manfrina dei numeri che confermano che il VAR ha sanzionato bene negll’80% dei casi. Il Problema è il 20% restante, che come abbiamo spiegato ieri su Buoncalcioatutti con Alessio Semino potrebbe inficiare la retrocessione ed anche la zona Champions League.
Le società adesso non ci stanno, non tanto per i risultati finali ma perché come spiegato bene ieri dalla Gazzetta dello Sport ci sono in palio parecchi milioni di euro tra una posizione e un’altra della classifica. In alto gli euro Champions possono salvare bilanci e non solo una stagione, in basso il “paracadute” retrocessione farebbe fare comunque una botta per le casse della società con la perdita di diritti televisivi ed altro. Il problema della difformità di giudizio in ogni gara sembra un problema non risolvibile, anche se il Regolamento del gioco calcio con l’avvento del VAR non è cambiato; i rigori per fallo di mano sono dubbi e l’intervento della tecnologia anche davanti ai 5/6 monitor è alternata. Non si capisce il perché!
La discrezionalità continua a fare la differenza, non più la volontarietà. Il VAR interviene sulla posizione delle braccia, sull’entità delle spinte come ai tempi della Moviola di Biscardi al Processo del Lunedì: un teatrino che si proponeva di decidere sull’intensità non verificabile via video e a rallentatore che però non concedeva o dava punti in classifica. L’International Board, quelli che scrivono le regole (molte a vanvera) si limita a offrire parametri un po’ più certi sulla “congruità” e sulla volontarietà del movimento del braccio. Il problema che su 10 arbitri almeno 7/8 non li valutano congrui o involontari. Non si è risolto nulla o poco con il VAR rispetto ai 6 arbitri in campo, quando per lo meno si poteva dare colpa all’occhio umano e non alla tecnologia, con immagini viste e riviste al rallentatore. Gli assistenti non contano più nulla e quelli che li chiamano segnalinee (sbagliando) hanno ragione. Perché tutto si è risolto sul fuorigioco di millimetri, sul gol non gol (accettato da tutti) e non per il fallo di mano o le spinte? Semplicemente perché non esiste la volontarietà e la discrezionalità, l’intenzionalità decisa dal direttore di gara e dagli addetti al VAR.
Intorno alla metà di Aprile la Gazzetta dello Sport ha fatto la fotografia degli arbitri sulla base dei voti racimolati nelle loro prestazioni; in pochi hanno preso la sufficienza, solo qualcuno di quelli prossimo alla pensione, tutti gli altri rimandati o bocciati. La classifica dei voti dati agli arbitri però non può essere veritiera, perché il modus operandi di chi dà i voti varia a seconda di chi si sente specialista in materia o di come siano impegnate le squadre, geograficamente vicine ai quotidiani sportivi e per qualcuno anche in base ai proprietari dei club che ne sono editori. Spulciando le prestazioni di quelli che dovrebbero sostituire Rocchi, Banti e Mazzoleni sula via della pensione – con il solo Rocchi in prorogato -, andando in ordine alfabetico: Abisso di Palermo si è perso come lo scorso anno, Chiffi di Padova (l’ultimo promosso) non è all’altezza della Serie A e non è pronto, Di Bello di Brindisi addirittura internazionale (la Puglia non poteva rimanere fuori dopo il siluramento di Damato per fare posto a Irrati di Pistoia) si è montato la testa, Fabbri di Ravenna pensando di essere pelato come il Divin Collina non è ancora sceso sulla terra, La Penna di Roma potrebbe essere il più bravo ma come tutti gli arbitri intorno alla Capitale è amministratore di risultati, Manganiello di Pinerolo non era all’altezza lo scorso anno e lo è ancor di meno in questa stagione. La cura Trentalange nel preservare i piemontesi non ha funzionato. Maresca di Napoli, anche se si sente internazionale, alla fine del 2019 non è andato avanti; Rizzoli pensava di utilizzarlo per gare più importanti invece che di terza fascia. Pasqua di Tivoli è quello che è migliorato più di tutti. Su Pairetto di Nichelino, ormai non più giovane, qualcuno spiegherà fra tanti anni perché continua a dirigere gare in serie A.
Gli altri arbitri, quasi tutti internazionali, anche se qualcuno è turista per caso in Europa, cercano di usare al meglio la regola numero 18 non scritta nel regolamento, quella del buon senso, scegliendo spesso di non utilizzare il VAR, in particolare quando dietro gli schermi ci sono quelli citati in precedenza. Una piccola chiosa su Calvarese di Teramo. Avevo fatto i complimenti in occasione della designazione della stracittadina della Lanterna. Pensavo fosse migliorato, invece mi ha deluso. Non per il risultato, che non sarebbe cambiato, ma per la decisione di espellere Biraschi in quanto per lui ultimo uomo senza considerare se la distanza tra il punto in cui è stata commessa l’infrazione (fallo di mano sul vertice di una area di rigore ) fosse importante per un sviluppo dell’azione di gioco. Calvarese è difficile che esca dall’anonimato delle altre stagioni in Serie A, chissà se salverà la poltrona a fine campionato, anche se Rizzoli lo ha premiato con una semifinale di Coppa Italia.
Altro arbitro di cui bisogna scrivere solamente due righe è Doveri di Roma. Il duro a disposizione di Rizzoli, in Genoa-Torino ha dimostrato di essere mollo dopo le lamentele del presidente Cairo e delle testate di cui è proprietario, non facendo errori clamorosi ma guidando…all’antica la vittoria del Toro. In positivo due righe per Massa di Imperia. La scuola Ligure di Claudio Pieri, prima del nuovo millennio, continua a dare i suoi frutti. Massa è il migliore. La scuola guida arbitrale ha dato i suoi frutti, alla giornata d’oggi non c’è più.
D’accordo, gli arbitri sono inesperti, acerbi anche dopo svariati anni di serie C, B e A. Probabilmente non è neanche colpa loro, considerato che vengono scelti da Nicchi e compagnia per questioni geo-politiche elettorali e non per bravura. Il fallimento di Nicchi e Collina con la divisione della CAN A e CAN B sono all’ordine del giorno, in ogni giornata di campionato. Nulla è stato risolto a 9 anni da questa assurda e inutile decisione. Gli arbitri hanno fatto passi da gambero non solo in Serie A ma anche nei campionati inferiori, e figurarsi tra i dilettanti. Si fanno tanti corsi per arbitri e per convincere i giovani a frequentarli viene prospettata la lusinga di andare gratis a vedere le gare in tutti gli stadi, senza tener più conto del FEAT: fisico, estetico, atletico, tattico. Importante fare numero nelle sezioni e contare qualcosa quando si vota.
La fortuna del VAR e degli arbitri? Che in questo campionato non c’è stata la lotta Scudetto o Champions, fino ad oggi ferma al terzo posto. Per il quarto posto e quinto posto, quelli ambiti per giocarsi gli euro in Europa, sarà calda come per l’ultima squadra che manca nella lotta retrocessione. Alla fine mancheranno solamente due o tre punti per raggiungere l’obiettivo Champions e la salvezza, due e tre punti non negati dall’uomo arbitro che può sbagliare proprio come si sbagliano i rigori e i gol facili, ma per colpa della tecnologia non applicata. Questa volta da uomini!
Il Var cambierà? Probabilmente qualcosa si. L’AIA ha fatto da cavia in Europa per questione di euro e degli errori non è stato dato conto all’UEFA: i vertici sono italiani, non potevano “sputtanare il loro operato”. Invece gli errori commessi ultimamente nella Premier League inglese potrebbero decidere il futuro della tecnologia applicata al calcio o migliorarla, dando regole certe e non permettendo più di utilizzare la discrezionalità e la volontarietà, considerato che in Italia non sono all’altezza di usarla i direttori di gara, usata a vanvera. Altra soluzione sarebbe quella di non mandare arbitri in attività in sala video, già prospettata da tempo dalla nostra redazione. VAR…icocele quater, adesso la malattia è pericolosa: potrebbero gonfiarsi i palloni e scoppiare!