Il verbo “scansare” – e particolarmente nella sua forma che fa riflettere “scansarsi” – ormai fa parte del calcio, specialmente nelle ultime giornate di campionato, come ne fanno parte i termini corner, seconda palla, contropiede, catenaccio, eccetera.
Il verbo scansare nel calcio è diventato di moda quando qualcuno supponeva che chi giocava contro la Juventus potesse risparmiare energie, specialmente sotto la Mole, viste le poche possibilità di fare risultato. Buffon nel 2016 ci mise il carico da novanta dopo che la Signora fu beffata in Champions dichiarando che “in Europa non si scansano, in Italia sì“.
Ranieri la scorsa settimana ha continuato a coniugare il verbo ricordandosi di Lazio-Inter dove i tifosi laziali chiedevano a gran voce e con striscioni di lasciare vincere l’Inter per fare un dispetto alla Roma. Successe che l’Inter vinse 2 a 0 e scoppia il putiferio con la Lupa fuori dall’Europa che contava. Questa volta il tecnico di Testaccio ha buttato il sasso sul campionato prima di Lazio-Atalanta, per la paura di un altro scansamento laziale a favore degli orobici con contropartita la finale di Coppa Italia del 15 maggio. La Dea ha vinto e sulle radio romane è di attualità il verbo scansare.
Adesso, domenica prossima e le altre a seguire, ci sono altre partite a rischio scansamento, ma Lega e FIGC non ci hanno minimamente pensato ad uniformare gli orari delle partite tra le squadre che si giocano qualcosa, come succedeva in passato nelle ultime tre giornate di campionato.
Difficile credere che sia in atto una Serie A senza stimoli da parte delle società considerato che ogni posto in classifica vale milioni. In altri paesi il premio in denaro per il raggiungimento del posto in classifica generalmente viene diviso con i calciatori. In Italia succede? Non lo sappiamo. Se le società non si scansano, sono i calciatori a scansarsi? Il calcio ormai non sembra essere più per la gloria o la maglia, ma solo per la cassa.
I cassieri delle società guardano con interesse gli ultimi risultati perché il sistema finanziario delle società passa anche per il posto in classifica a fine stagione. Per Champions ed Europa League il tesoretto complessivo si avvicina al miliardo di euro.
La Juventus porterà a casa 23 milioni, il Napoli secondo matematicamente 19 milioni. Dal terzo al sesto posto la forbice è dai 17 milioni agli undici. La settima che quest’anno vuol dire preliminari di Europa League (con rammarico) porta a casa 9 milioni. Dal settimo al dodicesimo posto in classifica il tesoretto cala a cinque. La quart’ultima ricava 2,8 milioni, il Chievo prende meno di un milione, più il paracadute.
A coloro che parteciperanno alla Champions gli euro in ballo sono tanti , tra i 40 e 50 milioni di premi Uefa a seconda dei risultati ottenuti negli ultimi 10 anni. La Coppa Italia a chi la vincerà porta in dote 5 milioni di euro, la Supercoppa 3 milioni di euro.
Esiste o non esiste il problema e il pericolo dello scansamento? Per credere bisognerebbe essere come Didimo – San Tommaso. Per credere in questo calcio sempre più avariato bisogna pensare che le società non vogliano rinunciare agli euro e all’orgoglio dei calciatori, però se di “scansare” e “scansarsi” ne parlano pure gli addetti ai lavori…è difficile stare tranquilli.