La speranza che la sosta in casa Genoa sia stata di grandi chiarimenti per la dirigenza in loco. Le chiacchiere, i pettegolezzi che girano cominciano ad essere pesanti: un dito in un attimo di trasforma non solo in un braccio, ma ancor di più in un aprire la bocca.

Gilardino avrà parlato alla squadra, la squadra avrà ascoltato. Sarà stato un “parliamone” concreto dopo le disavventure sul prato verde nell’ultima settimana prima della sosta. E pure durante la sosta, visto che il Genoa ha perso Vitinha, Gollini e De Winter. Peraltro tre assenze che sfioreranno (quando non supereranno) il mese di prognosi.

Gilardino avrà parlato anche con la dirigenza e con la parte tecnica considerato l’abito corto della rosa a disposizione da mandare in campo, rivolgendo sempre lo sguardo verso il cielo per chiedere aiuto sul recupero di qualcuno per la gara di sabato prossimo.

Il tecnico rossoblù, se ne avrà la possibilità con il recupero di calciatori anche a tempo, nella prossima partita scioglierà un po’ di quel cemento tattico visto nelle ultime quattro gare, con l’idea di lanciare anche i giovani che probabilmente, viste le ultime prestazioni, non dovrebbero essere inferiori – per lo meno sul piano della corsa – per sopperire all’esperienza.

Gilardino e lo staff, oltre averne la capacità, hanno compreso cosa sia successo e di conseguenza proveranno, se ne avranno la possibilità, a tirare fuori dalla rosa ristretta sviluppi immediati e validi per il futuro.

Hanno bisogno dei calciatori di esperienza che nella Waterloo delle ultime gare sono risultati carenti o assenti.  Le prestazioni riescono anche quando i protagonisti in campo, se hanno possibilità tecnico-tattiche, analizzano bene la gara recitando una parte importante, che poi è lo scenario visto anche nel recente passato.

Questo scritto fa venire alla mente le parole di Gilardino quando questa estate, già da Moena, mentre si facevano voli pindarici, chiedeva la sostituzione adeguata di Strootman. E soprattutto predicava che si dovesse rapidamente “resettare” la stagione precedente.

Contro il Bologna, al di là dei moduli, sarà importante che la squadra non sia allungata territorialmente, i difensori sostengano abbastanza da vicino il gioco, gli attaccanti ricongiunti con la fase difensiva si smarchino soprattutto nello spazio luce per ricevere il passaggio o il cross, sperando che arrivino. Semplicemente: squadra corta e compatta.

Bisogna mettere  da parte il risultato di forze e anche di deficienze. Ad esempio, se qualche giocatore riesce a porsi in una discreta posizione di tiro e poi effettua un passaggio per scaricare ad un collega non serve, deve  assumersi la responsabilità di battere a rete al di là del risultato. Viceversa, quando qualcuno non è in grado di battere a rete passi la sfera a qualche compagno meglio piazzato. Il Vecchio Balordo ha fatto risultati quando l’analisi della gara è stata precisa e logica. 

Anche se mancano i “genietti” della passata stagione, imboccati da Gila e lo staff durante gli allenamenti quando, partendo da esterni, allargavano le difese avversarie pestando le solite zolle con i colpi di genio, alle loro assenze si deve sopperire con la carica agonistica e caratteriale di quelli che son chiamati a giocare.

Tutto dovrebbe permettere a chi gioca di punta di non essere oppresso non solo da tanti avversari, ma anche da compagni che creino un imbuto tappato dai precisi passaggi di transizione.

Quelle dette sono “quisquilie” tattiche che lasciano il tempo che trovano perché in questo Genoa bisogna ritrovare i movimenti individuali che negli scorsi anni erano diventati cause ed effetti degli schemi e dell’organizzazione del Violinista.

Le prossime gare non dovranno essere decisive per il futuro del tecnico. La spada di Damocle dell’insofferenza che non solo qualche tifoso ha cominciato a mettere sulla testa di Gilardino, facendo l’errore di aumentare ancor di più il momento grave del Vecchio Balordo, ha fatto dimenticare che Gilardino ha il fucile della squadra in mano, ma gli mancano i colpi da sparare.

Nel Genoa si devono riconnettere il corpo e l’anima che lo hanno sempre contraddistinto. In questo momento la carta del “cervello” è un’isola deserta, non solo sul prato verde. In questa situazione non possono essere solo i risultati i testimoni del Vecchio Balordo.

Gilardino non deve superare nessuna prova, ha già dimostrato negli anni precedenti che è in grado di cucinare bene il sugo genoano: dategli i giocatori assenti per infortunio e diventerà sicuramente saporito.

Nessuno in giro degli allenatori, neanche quelli da due milioni di euro di ingaggio, può essere pronto a far volare un Grifone con le ali abbassate dalla ristretta rosa a disposizione, che gli infortuni delle ultime settimane hanno ulteriormente accorciato.

Ognuno in società si assuma le proprie responsabilità per il ruolo che ricopre e si proceda verso l’unità: il mantenimento della categoria è essenziale. Il popolo genoano, che lo ha dimostrato anche ieri con un discorso dagli spalti di Pegli diretto alla squadra, allo staff e alla società, ha dimostrato di essere al fianco della squadra, di avere la forza di non contestare, di stare vicino alla squadra in modo esemplare e di non voler buttare all’aria quanto fatto di buono negli ultimi due anni, cercando di porre rimedio al male.